Francesco Gazzetti, consigliere regionale, Pd: “Tra i voti a favore c’è stato anche il mio.Per me si tratta di una legge di dignità e sono orgoglioso che la Toscana sia la prima regione in Italia ad aver votato un provvedimento del genere. In questa soddisfazione non c’è nessun trionfalismo: come ho detto intervenendo in aula si tratta, infatti, di un argomento nel quale ci si deve addentrare in punta di piedi e nel massimo rispetto di tutte le sensibilità e opinioni”.
Paolo Augusto Lojudice, presidente della Conferenza episcopale Toscana: “Prendiamo atto della scelta fatta dal Consiglio regionale della Toscana, ma questo non limiterà la nostra azione a favore della vita, sempre e comunque. Ai cappellani negli ospedali, alle religiose, ai religiosi e ai volontari che operano negli hospice e in tutti quei luoghi dove ogni giorno ci si confronta con la malattia, il dolore e la morte dico di non arrendersi e di continuare ad essere portatori di speranza, di vita. Nonostante tutto. Sancire con una legge regionale il diritto alla morte non è un traguardo, ma una sconfitta per tutti“.
“Un fatto che ci ha lasciato sgomenti e addolorati. La vita è un dono che va difeso e tutelato in tutte le sue condizioni. Siamo contrari ad alimentare una cultura dello scarto dove si stabilisce chi ha la dignità per vivere. Lo diciamo a nome di tanti medici, infermieri, operatori sanitari, volontari, membri di associazioni e di tante persone che sono in ‘prima linea’, che ogni giorno si impegnano a servizio di una vita che merita di essere vissuta pienamente in tutti i suoi momenti, anche quelli più difficili e di sofferenza”. Lo affermano, in una nota congiunta, il vescovo della diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, monsignor Andrea Migliavacca, e il responsabile diocesano per la pastorale della salute, insieme alla consulta diocesana di pastorale sanitaria, all’associazione Medici cattolici di Arezzo e all’opera Casa Betlemme.
“La risposta di una comunità che accoglie non può essere quella di creare la solitudine del suicidio ma di rendersi capace di farsi prossimo in maniera concreta a chi vive il dolore nel corpo e nella mente – afferma il vescovo di Arezzo – Dobbiamo tornare ad umanizzare la morte e al giusto accompagnamento attraverso la terapia palliativa oltre ad ‘ad una buona dose di amore’. A tutti coloro che credono nel valore della vita e della centralità della persona chiediamo di non perdere coraggio: continuino, invece, ad essere testimoni di speranza con rinnovata passione ed entusiasmo. Nessuno si deve sentire abbandonato, perché solo così e senza altri artifizi, saremo in grado di dare dignità alle persone anche nel loro percorso finale di vita”.
I deputati FdI Francesco Michelotti e Alessandro Amorese: “Con l’approvazione della legge sul suicidio medicalmente assistito, la Toscana ha toccato il punto più basso della sua storia. La terra di Dante, di Santa Caterina da Siena, di San Bernardino, culla di una civiltà anche religiosa, oggi ha aderito alla cultura dello scarto e della morte. Fratelli d’Italia non può accettare una legge simile. Da sempre ci battiamo, e sempre ci batteremo, contro questa anti cultura, con rinnovata fermezza, il nostro sì alla vita, dal concepimento alla morte per cause naturali. Questa legge disumana appena approvata potrebbe comportare, per un’ampia platea di donne e uomini, a sentirsi spinta verso la morte; pensiamo alle persone sole con gravi malattie, agli anziani, ai fragili. Chiederemo l’intervento del governo, affinché esamini con cura tutti gli elementi di conclamata incostituzionalità di questa legge. Come avevamo già avuto modo di sottolineare infatti, la Regione non è competente su questa materia, sulla quale lo è invece lo Stato e a confermarlo è l’articolo 117 della Costituzione. Ricordiamo che se ogni regione italiana legiferasse autonomamente, ci troveremmo nel peggior caos normativo”.
Federica Fratoni, consigliera regionale PD e componente della commissione sanità: “La legge regionale non ha un effetto costitutivo di un diritto, ma sancisce il dovere di renderne effettivo l’esercizio. Sono felice di leggere sulle cronache di stampa che anche altre Regioni, sulla base del nostro lavoro, si stanno interrogando sul da farsi rispetto a un Parlamento che latita, perché la questione di legittimità costituzionale non può essere un alibi per eludere un’assunzione piena di responsabilità. Si tratta di una «legge procedimentale che assicura una tempistica certa, una presa in carico da parte del sistema sanitario, con costi a carico del bilancio regionale, e che definisce quali professionalità devono essere coinvolte, conformandosi ai contenuti della sentenza della Corte Costituzionale. La mia lunga riflessione mi ha portato a un voto favorevole, libero e consapevole, basato su due principi: il rispetto per ogni situazione di fragilità e di bisogno, e la laicità dello Stato e delle nostre istituzioni repubblicane”.
CINZIA GORLA