Autonomia differenziata, Toscana fa ricorso: “No a Italia spaccata”
La Regione Toscana ricorre alla Corte costituzionale contro la legge sull’autonomia (la numero 86 del 2024) promossa dal Governo e ne chiede la dichiarazione di illegittimità. Tutte le motivazioni del ricorso depositato dalla Regione presso la Cancelleria dello Stato il 9 agosto sono state presentate nel dettaglio dal presidente Eugenio Giani insieme al professore Andrea Pertici, avvocato e docente di diritto costituzionale all’Università degli Studi di Pisa che ha collaborato con l’avvocatura della Regione nella stesura dell’atto. Alla conferenza presente anche il presidente del Consiglio regionale Antonio Mazzeo.
“Da un lato – spiega il presidente Eugenio Giani – abbiamo il referendum delle cinque Regioni (Toscana, Sardegna, Puglia, Campania, Emilia Romagna) con un testo omogeneo ed unico, dall’altra il ricorso alla Corte costituzionale che ogni Regione ha presentato in base a proprie, specifiche caratteristiche. La Sardegna ad esempio – prosegue il presidente – è una Regione a statuto speciale e quindi ritiene violati dalla legge Calderoli alcuni aspetti procedurali, tipici delle Regioni a statuto speciale. Per la Toscana la situazione è differente. Sono 13 i punti specifici in contrasto con gli articoli 116, 117 e 120 della Costituzione”.
“Dopo la richiesta di referendum avanzata dai Consigli regionali e le oltre 500mila firme dei cittadini per abrogare l’autonomia differenziata – evidenzia Antonio Mazzeo – oggi la battaglia contro questa norma che spacca l’Italia si arricchisce del ricorso della Toscana alla Consulta. Un’iniziativa utile e parallela al referendum, per fermare una legge ingiusta, che aumenta le disuguaglianze e crea 20 piccole Italie più deboli e fragili. Noi ci batteremo per costruire un’Italia in grado di aiutare i più fragili senza lasciare indietro nessuno, dove non ci siano cittadini di serie A e di serie B in base al luogo di nascita.”
Il presidente Eugenio Giani entra nel dettaglio: “questa legge contraddice lo spirito dell’articolo 116 della Costituzione, individuando una serie ampissima di materie, circa 18, in modo generale e facendo diventare a statuto speciale, di fatto, tutte le Regioni. Ecco perché lo spacca Italia – afferma il presidente – contrasta con l’articolo 116 della Costituzione che invece sottolinea particolari forme di autonomia in base alle specificità di ogni Regione”.
Riguardo alla Toscana il presidente Giani fa l’esempio dei beni culturali, della geotermia, delle zone lacustri di interesse nazionale, come la laguna di Orbetello, dell’Arcipelago toscano, tutti ambiti che richiedono una specificità di gestione. “L’autonomia non deve tradursi in una scelta arbitraria da parte della Regione, ma deve essere motivata da singole peculiarità. L’articolo 116 terzo comma – prosegue il presidente Giani – tiene conto di questo, ma Calderoli, in questo caso, riteniamo che abbia interpretato in modo opposto quello che è l’intento della nostra Costituzione che indica le condizioni particolari di autonomia.”
Il presidente ha ringraziato l’avvocatura generale della Regione Toscana ed in particolare la direttrice Lucia Bora che ha guidato il percorso del ricorso.
“Fra gli aspetti che contestiamo – prosegue Giani – c’è anche il mancato coinvolgimento delle Regioni nel procedimento che ha portato all’approvazione della legge e anche il rischio che la legge stessa possa portare all’eliminazione dell’intera potestà legislativa concorrente e che non siano assicurate, o comunque, previste adeguate forme di coinvolgimento del Parlamento a tutela dell’unità nazionale. Altre contestazioni, contenute nel ricorso, riguardano i principi e i criteri direttivi per l’esercizio della delega legislativa volta alla determinazione dei Lep, livelli essenziali delle prestazioni”.
“Il ricorso della Toscana – spiega il professore Andrea Pertici – si basa su alcuni elementi della legge sull’autonomia differenziata che ci sembrano nettamente in contrasto con l’articolo 116 terzo comma della Costituzione, che è la principale norma violata, ma non la sola. Abbiamo sollevato le questioni del procedimento per concedere maggiori condizioni di autonomia, dove è emersa una marginalizzazione del Parlamento e, da un certo punto in poi, una perdita della possibilità di interagire da parte della Regione e un coinvolgimento limitato della conferenza unificata Stato-Regioni”.
Il professore si sofferma anche sui punti che riguardano la determinazione dei Lep. “La legge prevede che siano solo individuati e non finanziati né garantiti, come invece sarebbe opportuno. Su questo punto – specifica Pertici – ci sono state anche molte critiche provenienti da esperti, come il professor Gianfranco Viesti e l’ex governatore della Banca d’Italia. Ignazio Visco, prima della sua scadenza, infatti, ha rilevato come l’opera svolta dal comitato per la determinazione dei Lep avesse condotto ad esiti deludenti, perché questi parametri erano individuati in termini troppo generici, senza una reale misurabilità, una mera ricognizione. A ciò si aggiunge la questione dell’extra gettito e del fondo perequativo, previsto dal 119 della Costituzione, fondo istituito proprio per garantire a tutte le regioni i diritti fondamentali. La legge sembra mantenere un extra gettito sempre maggiore per alcune a detrimento di altre, senza assicurare un equilibrio; tutto questo – conclude Pertici – potrebbe innescare una sorta di corsa all’autonomia differenziata per avere maggiori vantaggi.”