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PISTOIA – “L’ordinanza di sgombero dei locali della parrocchia di Vicofaro a Pistoia non è la soluzione, ma un atto di forza fallimentare che copre l’assenza totale e colpevole del sindaco e del governo della città sui temi dell’accoglienza e dell’inclusione”. A pensarla così sono Spi Cgil Prato Pistoia, Libera Pistoia e Libera Toscana.
“Non è la prima volta che si intima lo sgombero della struttura, cronicamente in sovraffolamento e lontana dall’essere un modello ispirato all’accoglienza diffusa e al raggiungimento di una autonomia personale e di inclusione sociale dei migranti. Vicofaro ha sempre operato in stato di emergenza, come emergenziale e non strutturale è stato e continua ad essere l’approccio della politica rispetto al fenomeno migratorio, sia a livello locale che nazionale – dicono le associazioni – Eludendo le direttive della Convenzione europea dei diritti umani, i migranti sono spesso costretti a vivere per strada in condizioni degradanti, senza alcun accesso all’assistenza pubblica, spinti ai margini da quella legge Bossi-Fini che produce essa stessa clandestinità e la cui riscrittura non è mai stata messa in agenda. Vicofaro si è accollata la cura, con tutti i limiti della struttura a bassa soglia, di fragili, vulnerabili, casi psichiatrici che nessuno vuole. Quando in tempo di covid la parrocchia si svuotò per mesi e mesi, niente fu fatto per programmare una diversa collocazione stabile e dignitosa per i ragazzi che tornarono tutti in quei letti da campo, in mancanza di alternative”.
“L’ordinanza del sindaco, di cui noi chiediamo la revoca – spiega la nota – arriva come atto prepotente e gratuito in un momento in cui già si stava lavorando a un “alleggerimento” della parrocchia, operazione condivisa anche da don Massimo Biancalani. La Caritas di Pistoia e di Firenze, la Diocesi, i volontari in questi mesi sono riusciti a trovate soluzioni abitative per diversi ospiti, tanto che il numero si è quasi dimezzato. Certo, individualizzando i percorsi, ascoltando i bisogni, in base alle caratteristiche e alle risorse di ciascuno di loro, non certo trattandoli come pacchi postali. Si è parlato in modo ufficiale di un progetto che vedesse la chiusura per ristrutturazione dell’ edificio e una sua riapertura con, a regime, un numero sostenibile di migranti. Il vescovo, sempre pubblicamente, si era fatto carico di gestire in prima persona questa fase di passaggio. E le istituzioni? Quelle preposte? Possiamo ancora sperare in un progetto condiviso?”.
“La mossa a gamba tesa del sindaco in questo contesto e con questa tempistica è solo un premio al suo elettorato – spiegano Spi Cgil e Libera – che rischiava di deludere e di perdere alla vigilia delle elezioni. Si alimentano paura e odio sulla pelle di chi la paura e la violenza hanno subìto nei lager libici, nei paesi di provenienza in guerra, o adesso nelle fabbriche della piana lavorando come schiavi”
“Chiediamo – è l’appello – che la provvisoria chiusura di Vicofaro, necessaria per il ripristino di condizioni adeguate a una accoglienza dignitosa e sicura, avvenga nel rispetto e nella presa in carico delle persone che lì hanno trovato rifugio, revocando pertanto l’ordinanza di sgombero, che sia inserita in un progetto organico, una sorta di organigramma dell’accoglienza futura a Pistoia, a cura delle istituzioni competenti, in collaborazione con la Diocesi (che non può sopperire ai vuoti istituzionali), con le realtà del terzo settore, dell’associazionismo e degli abitanti del quartiere, delineando centri di rifugio a bassa soglia e centri di integrazione vera e propria (reperimento abitazioni, corsi di lingua, orientamento lavorativo, assistenza sanitaria, legale, cura delle relazioni). Come Spi Prato Pistoia e come Libera Pistoia continueremo a batterci per il superamento della Bossi Fini, per la chiusura di tutti i ghetti e delle politiche di respingimento, per una politica strutturale, lungimirante, aperta e umana dell’accoglienza”.