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PESCIA – “Il criterio del calo del 30 per cento del fatturato non riflette l’impatto reale che la chiusura di Ponte all’Abate ha avuto sulle imprese: così rischiano di restare escluse attività che hanno comunque subito danni significativi”.
Lo dice Confcommercio commentando la misura attualmente prevista per le aziende colpite dalla chiusura del ponte. Secondo l’associazione, l’impostazione basata esclusivamente sul fatturato non fotografa la complessità della situazione. La chiusura ha infatti generato costi aggiuntivi, ritardi, perdita di opportunità commerciali e una riduzione dei margini che non sempre si traduce in un calo del 30 per cento. Per questa ragione numerose attività – pur fortemente penalizzate – rischiano di non rientrare nei parametri previsti.
“Una vera beffa – prosegue Confcommercio – per chi ha visto diminuire drasticamente l’opportunità di lavorare. Crediamo che sia necessario rivedere la soglia e il criterio di valutazione: quel che deve essere preso in considerazione è il margine effettivamente perso. Un parametro più aderente alla realtà, in grado di misurare l’impatto economico subito anche dalle imprese più piccole o con costi fissi elevati, che non hanno potuto assorbire le conseguenze della chiusura”.
“I ristori – conclude l’associazione – devono configurarsi come uno strumento davvero equo, capace di sostenere tutte le realtà che hanno sofferto una penalizzazione concreta”.


