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MONTAGNA PISTOIESE – Continua a tenere banco la nuova legge nazionale sulle aree interne, per un dibattito particolarmente vivo sul territorio provinciale pistoiese. Se al vice-sindaco di Pescia Luca Tridente aveva replicato il consigliere regionale di Fratelli d’Italia Diego Petrucci, il consigliere regionale Pd Bernard Dika (eletto nella circoscrizione di Pistoia) ha criticato la riforma insieme all’ex-assessore regionale Simone Bezzini, attaccando il governo.
“La riforma Calderoli sulle zone montane punta a una drastica riduzione dei territori oggi riconosciuti come tali, con la perdita di questa classificazione per circa la metà degli attuali Comuni toscani. Uno scenario da scongiurare, perché non tiene conto delle differenze morfologiche, territoriali e socio-economiche che caratterizzano le aree montane del nostro Paese – hanno detto Dika e Bezzini – e va nella direzione opposta rispetto alle politiche di sostegno e valorizzazione della montagna, a partire dalla legge sulla Toscana diffusa. Siamo di fronte a una proposta rigida e inadeguata, sulla quale Anci Toscana e Upi hanno già manifestato forte preoccupazione. Come gruppo consiliare del Pd, insieme alle altre forze politiche della maggioranza, abbiamo presentato una mozione con cui chiediamo alla giunta regionale di attivarsi in tutte le sedi istituzionali competenti per sostenere l’urgenza di rivedere questa misura, che penalizza in modo particolare i comuni appenninici e molti territori toscani”.
Dika e Bezzini sollecitano una serie di modifiche alla legge da parte del Parlamento, per evitare che i Comuni più periferici perdano risorse. “E’ inoltre indispensabile introdurre meccanismi correttivi per evitare discontinuità territoriali anomale, valorizzando le aggregazioni già esistenti, come le unioni di Comuni – hanno concluso – allo stesso modo va riconosciuto il valore dei servizi ecosistemici offerti dai territori montani, superando una visione della montagna come area marginale e valorizzandone invece il ruolo strategico per l’intera collettività nazionale. Chiediamo anche un incremento del Fondo per la Montagna e un impegno a monitorare l’attuazione dell’articolo 2 della riforma (legge 131/2025), per evitare classificazioni ulteriormente penalizzanti per i comuni toscani”.


