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Mattarella: “Non bisogna temere le riforme, Europa sia sempre più inclusiva”

(Adnkronos) – "Non bisogna avere paura delle riforme, di guardare avanti, di immaginare un Europa sempre più perfezionata nella sua architettura e sempre più inclusiva di quei popoli come quelli dei Balcani occidentali che aspirano da tempo di partecipare a questa avventura". Lo ha detto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel suo saluto al forum Ambrosetti a Cernobbio parlando dell'Unione europea.  Secondo il capo dello Stato "le scelte che talvolta sono oggetto di polemiche a livello locale, sconcertanti quando derivano da protagonisti che han preso parte a questi passaggi, sono il frutto non di normative imposte da oscuri poteri, bensì sono concordate in sede comunitaria tra i governi nazionali, la Commissione, il Parlamento europeo con procedimenti partecipati e trasparenti".  "Le critiche rivolte al progetto europeo lo vogliono, di volta in volta, come una mera “utopia consolatoria”, frutto delle sofferenze della Seconda guerra mondiale, oppure lo definiscono talvolta come espressione funzionale di un passo ulteriore del modello di sviluppo proprio alla globalizzazione capitalistica internazionale". "L’eredità dei passi che sono stati compiuti può essere riassunta – a badare al dibattito contemporaneo presente in alcuni Paesi europei – tra la considerazione dell’appartenenza all’Unione come un vincolo, talora soffocante, per coloro che vi hanno aderito, oppure come un’opportunità, forse l’unica per il nostro continente, collocato in un mondo – i Brics insegnano – fatto sempre più di giganti", ha sottolineato il presidente della Repubblica.  Mattarella ha ricordato che "nel 2023, a fronte di un debito di circa 2.863 miliardi di euro e un ammontare di debiti di Francia e Germania che valgono il doppio, il nostro Paese ha pagato in interessi poco meno di quanto hanno pagato insieme Francia e Germania. Il motivo, come è noto, è il diverso tasso interesse".  "L'Italia è un debitore onorabile con una storia trentennale di avanzi statali primari annui e un debito cresciuto nel 1992 principalmente a causa degli interessi"."E' evidente che molta strada rimane da fare a un mercato dei titoli pubblici che trascura temi come il rapporto debito-ricchezza finanziaria delle famiglie e che il termometro della percezione dei mercati sull'affidabilità di un paese è quantomeno opinabile", ha sottolineato il presidente della Repubblica, per il quale "il termometro della percezione dei mercati sull’affidabilità di un Paese può rivelarsi", "quanto meno opinabile. Una dimensione europea potrebbe restituire verità. Attenzione, il mio non è un invito a trascurare il debito: sono pienamente consapevole dell’esigenza ineludibile di abbatterlo". "Si tratta di un invito a procedere su una strada che assuma con precisione i fondamentali dell’economia come criterio e, inoltre, di un invito a completare l’edificio finanziario europeo in maniera più rassicurante per tutti, ponendovi mano sollecitamente".  "Nella pubblica opinione si riaffacciano, sono presenti, spinte che immaginano senza motivo un futuro frutto di nostalgie di un passato che ci ha riservato invece spesso tragedie. Ciascuna generazione viene chiamata a combattere contro fantasmi che sperano, nell'oblio, di poter riemergere con vesti nuove. Tocca alle forze della società civile essere consapevoli che difendere il quadro delle civiltà in cui vivono è compito che non soltanto gli interessa ma li riguarda".  —politicawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

© Riproduzione riservata

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