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Dalla guerra alle pandemie, l’Europa si prepara. Cardiologi al lavoro su un progetto per la tenuta del sistema sanitario

(Adnkronos) – La guerra in Ucraina che si trascina ormai dal 2022, i timori mai sopiti di un’escalation nel conflitto, i continui avvistamenti di droni sospetti nei cieli d’Europa. Sul Vecchio Continente non smettono di soffiare venti cupi, a distanza di pochi anni dalla chiusura di un’emergenza planetaria, la pandemia di Covid. Una crisi che aveva consegnato ai Paesi un messaggio chiaro: mai più impreparati. Ma cosa si sta facendo perché questa lezione si concretizzi, soprattutto per infrastrutture essenziali come la sanità? Fra le varie iniziative, ce n’è una che sta seguendo un percorso ufficiale a livello di Ue e coinvolge anche esperti italiani, gli specialisti della Società italiana di cardiologia interventistica (Gise): un progetto per costruire una strategia nazionale di tenuta del sistema sanitario, aggiornando i piani di emergenza anche in vista di scenari bellici che minacciano l’Europa e della possibilità di nuove crisi o pandemie.  

Nel dettaglio, l’Italia è sul campo con i suoi 275 centri di emodinamica italiani che fanno parte del progetto europeo ‘Resil‑Card’. Un progetto già pronto, su cui si è fatto il punto in occasione del Congresso nazionale Gise in corso a Milano fino a domani, sabato 4 ottobre, e che viene messo a disposizione del Tavolo tecnico istituito dal ministero della Salute lo scorso aprile, che riunisce rappresentanti del Governo, della Sanità e della Difesa. Il gruppo, composto da una decina di esperti, si è già riunito due volte – a giugno e a inizio settembre – con l’obiettivo di definire ruoli, responsabilità e strumenti operativi per rispondere a eventuali crisi complesse, come anche attacchi Crbn (chimici, biologici, radiologici, nucleari) o interventi legati al Patto Atlantico.  

Nato in ambito cardiologico con il supporto dell’Ue (programma EU4Health), e promosso dal consorzio We Care con Gise, il progetto Resil Card mette a disposizione degli ospedali uno strumento operativo per verificare la tenuta dei percorsi salvavita e predisporre azioni correttive, prima che sia troppo tardi. Una sorta di ‘stress test’ che nei mesi scorsi, per quanto riguarda il nostro Paese, ha fatto le sue prove generali in Lombardia e Campania, con la somministrazione di questionari e la raccolta di feedback. “Nel momento in cui il ministero istituisce un Tavolo interministeriale sulla tenuta del sistema, Resil-Card è già pronto. Non è un’ipotesi progettuale, ma uno strumento reale sviluppato insieme a clinici e pazienti, già in fase pilota negli ospedali italiani”, sottolinea Francesco Saia, presidente Gise.  

Il toolkit consente una valutazione completa e partecipata, grazie a una mappatura dei percorsi di cura e delle fragilità organizzative, al coinvolgimento di medici, infermieri e pazienti, a una misurazione della capacità operativa in condizioni critiche e una serie di raccomandazioni concrete da adottare in ciascuna struttura. “Crediamo che possa diventare uno standard nazionale – aggiunge il presidente eletto Gise, Alfredo Marchese – Gise e Fondazione Gise Ets sono pronti a proporlo come modello tecnico da integrare nella strategia del ministero”. 

Il progetto europeo si è svolto nell’arco di tre anni. L’ultima fase, nel 2026, è quella della cosiddetta ‘dissemination’, la diffusione dei risultati pratici. Nei prossimi mesi, Gise avvierà un programma di formazione e sensibilizzazione, in collaborazione con Cittadinanzattiva, per facilitare l’adozione del modello su larga scala. Obiettivo: garantire la continuità delle cure, la sicurezza dei pazienti e la capacità di risposta del sistema sanitario, anche nei momenti più difficili. 

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webinfo@adnkronos.com (Web Info)

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