Non si fermano le polemiche anche in Toscana dopo le parole pronunciate dal ministro Musumeci relativamente a un 25 aprile 2025 che va a inserirsi nei cinque giorni di lutto nazionale proclamati dal governo Meloni per la morte di Papa Francesco.
“Tutte le cerimonie sono consentite naturalmente, tenuto conto del contesto e quindi con la sobrietà che la circostanza impone a ciascuno”, le parole del ministro Nello Musumeci.
Sara Funaro, sindaca di Firenze, intervenuta mercoledì 23 aprile alla cerimonia per l’eccidio del Nuovo Pignone ha parlato di “profilo di serietà“, sottolineando “noi facciamo sempre cerimonie istituzionali sobrie”. Evidenziando la sindaca l’unità dimostrata dalla città con un drappo nero su Palazzo Vecchio insieme all’arcivescovo Gherardo Gambelli, al rabbino Gadi Piperno e all’imam Izzedin Elzir, per rendere omaggio a Papa Francesco “che con la sua umanità ha saputo parlare al mondo intero. Un drappo nero su Palazzo Vecchio, le bandiere a mezz’asta, i gonfaloni listati a lutto, il suono della campana grande: Firenze unita nel ricordo“. A Firenze il 25 aprile verrà osservato un minuto di silenzio in segno di lutto per la morte di Papa Francesco
Matteo Renzi, senatore, ex premier, leader Italia Viva, ospite di Floris a ‘DiMartedì, La 7: “Sobrietà per il 25 aprile? Chi può aver detto una cosa del genere? Solo un ministro fuori di testa come Musumeci”.
Lorenzo Falchi, sindaco Sesto Fiorentino: “Il ministro Musumeci dice che le cerimonie del 25 aprile, che cadono nei 5 giorni di lutto per la scomparsa di Papa Francesco, saranno consentite “con sobrietà”. Se ne facciano una ragione questi ministri che non si dichiarano antifascisti: la liberazione dal nazifascismo è la festa più importante della nostra Repubblica. E la festeggeremo e la celebreremo, come sempre, con la riconoscenza e il rispetto che merita, soprattutto nei confronti di chi ha dato la vita per liberarci da tirannie e oppressione”.
Nicola Fratoianni, deputato pisano, leader Avs: “Il governo di Giorgia Meloni è allergico alla festa della Liberazione e all’antifascismo. C’è poco da fare, è più forte di loro. Non si spiegano altrimenti le parole strampalate sulla sobrietà con cui celebrare il 25 Aprile utilizzate da un ministro del governo Meloni. Voler sminuire il valore di ciò che rappresenta quel giorno, usando peraltro la scomparsa di una personalità straordinaria come Papa Francesco, non può passare sotto silenzio. Sono trascorsi 80 anni da quando i partigiani insieme alle forze alleate hanno sconfitto i nazifascisti e cacciato i traditori della Patria. Ma qualcuno, in tutta evidenza, fa ancora fatica a farci i conti”.
Serena Spinelli, assessora Regione Toscana: “Da quando la destra è al governo – ma per la verità anche prima – ogni anno c’è qualcuno che prova a mettere tra parentesi il 25 aprile. Stavolta tocca al ministro Musumeci, che “consente” di celebrare la Liberazione dal nazifascismo ma “con sobrietà” in segno di lutto per la scomparsa di Papa Francesco.
Strumentalizzare la morte del Pontefice per ridimensionare il 25 aprile è un’operazione meschina che offende due volte: la memoria del Papa e quella di chi ha combattuto per liberarci da fascismo e nazismo.
Il 25 aprile si celebra e si festeggia. Con senso delle istituzioni e a squarciagola, per far sentire anche le voci di chi è morto per darci la libertà”.
Monia Monni, Pd, assessora Regione Toscana: “Il 25 aprile non si riduce. Non si adatta. Non si sminuisce. La morte di Papa Francesco è un dolore autentico. È stato un punto di riferimento per milioni di persone, credenti e non credenti. Un uomo capace di parlare al mondo con parole di giustizia, pace, dignità. Il rispetto per la sua figura è sincero, così come la partecipazione al lutto di chi oggi ne sente la perdita.
Ma in uno Stato laico, il dolore religioso, per quanto condiviso, non può comprimere una festa civile che segna la nascita stessa della nostra democrazia.
Il 25 aprile è il giorno in cui l’Italia si è liberata dal nazifascismo. È una data fondativa, che non appartiene a una parte, né a una fede, ma all’intero Paese.
L’invito alla “sobrietà”, pronunciato da un ministro della Repubblica, è una scelta politica. Non è una richiesta neutra. È il segno di una difficoltà, forse di un fastidio, nel riconoscere fino in fondo il valore e la forza di quella memoria.
Ricordare la Liberazione non è un gesto decorativo. È un dovere repubblicano. Farlo con convinzione, nelle piazze, tra le persone, è la forma più alta di rispetto per chi ha lottato e ha pagato perché l’Italia potesse diventare una Repubblica democratica.
La Liberazione non si celebra sottovoce“.
Francesco Gazzetti, consigliere regionale Pd: “Se avevamo qualche dubbio (o speranza) sul fatto che fossimo uno Stato laico ora ce lo siamo levato. Credo inoltre che sia opportuno difendere la Festa del 25 Aprile dal peggiore degli attacchi visti negli ultimi decenni. Aspettando che ci mostrino lo strumento con il quale intendono misurare la sobrietà delle iniziative della Liberazione io mi tengo in allenamento: ora e sempre Resistenza”.
Emiliano Fossi, deputato, segretario Pd Toscana: “Capisco lo sconcerto e lo spaesamento, anche la rabbia e lo stupore.
Questo però non è più l’effetto che fa a me: mi è chiaro che questo governo, questa destra non sono antifascisti.
Questa è una destra evidentemente anti- antifascista.
Lo dice la storia che rivendicano con orgoglio e senza alcuna vergogna ( in particolare modo quel richiamo agli anni 60 e 70 del secolo scorso e in quella voglia di rivalsa del neofascismo che sente di essere uscito dalle fogne), lo dice la totale mancanza di imbarazzo con la quale rifiutano il richiamo a quel periodo storico che ha segnato la lotta di liberazione dal giogo nazifascista, lo dice il tentativo palese di riscrivere la storia e i gesti di valore simbolico come il denigrare e svilire momenti fortemente rappresentativi (come Ventotene), lo dimostrano i passi, gli interventi e l’approccio molto chiaro fin dal discorso di insediamento di Giorgia Meloni come presidente del Consiglio di fronte al Parlamento.
Per me è evidente e quindi è palese la sfida: politica, culturale, sociale che ci viene lanciata.
Ne consegue che questa destra deve essere presa molto sul serio e la sfida deve essere raccolta sul piano politico, sociale e culturale in un confronto democratico senza sconti.
Per questo il 25 aprile è un momento centrale come e più di ieri, perché è una data simbolo e “costituente”, un riferimento assoluto.
E non per le parole misere di un ministro o per i tentativi di usare biecamente la tragedia della morte del pontefice, questo per me suona solo come una conferma:
il 25 aprile va celebrato con tutto il coinvolgimento possibile perché noi siamo per un presente e un futuro che affondano le radici nel passato, nel migliore passato della nostra storia. E perché noi vogliamo costruire un paese solidamente democratico più libero e più eguale”.
E su un 25 aprile “con sobrietà”, Anpi segreteria nazionale: “La scomparsa di Papa Francesco è una gravissima perdita per tutti, laici e cattolici, e in particolare per gli antifascisti che hanno condiviso le sue parole di pace e di fratellanza su scala universale. Condividiamo perciò il lutto nazionale. Ricordiamo peraltro che il 25 aprile di quest’anno è l’80esimo anniversario della Liberazione. Si tratta di un appuntamento di straordinaria rilevanza, perché celebra il giorno della Liberazione dal nazifascismo e della fine della guerra. Confermiamo di conseguenza le iniziative promosse, che si svolgeranno ovviamente in piena civiltà e senso di responsabilità e nel dovuto rispetto della giornata di lutto”.
CINZIA GORLA