SERRAVALLE PISTOIESE – L’ex oratorio della Vergine Assunta, nel cuore medioevale di Serravalle Pistoiese, è stato il palcoscenico ideale della presentazione del libro La Mongolia e i mongoli, a cui hanno assistito un gran numero di persone. Ultima fatica letteraria del professor David Bellatalla, il libro racconta la Mongolia attraverso le cronache e i racconti di un gran numero di viaggiatori che, dal 1200 a metà del Novecento, hanno fatto tappa nel misterioso paese.
Il volume ha già avuto un’ottima accoglienza nel mondo accademico ed è in procinto di essere incluso nei programmi di studio dall’università di Firenze e dall’università di Parma. A organizzare l’evento l’assessorato alla Cultura del Comune di Serravalle Pistoiese, con l’assessore Ilaria Gargini che ha presentato la serata dicendo. “Siamo felici che il professor Bellatalla abbia scelto di presentare il suo libro nel bellissimo scrigno medioevale dell’ex Oratorio della Vergine Assunta. Grazie al suo lavoro possiamo quindi conoscere e entrare in connessione con un mondo poco conosciuto ma estremamente affascinante”.
A supportare il professor Bellatalla nella sua presentazione, Silvia Chiti, presidente del circolo aps di Ponte di Serravalle, luogo scelto altre volte dall’illustre studioso per far conoscere i suoi lavori ai suoi concittadini. I proventi della vendita del libro nella serata di presentazione a Serravalle Pistoiese andranno al progetto Ger for life, percorso di riabilitazione per le ragazze madri coordinato dalla Croce Rossa e dallo stesso professor Bellatalla.
Antropologo di fama mondiale nonché docente all’Università della capitale mongola Ulan Bator, il professore vive da moltissimi anni nel paese centro asiatico ed è perfettamente inserito nella società mongola. Di recente il ministero degli esteri lo ha nominato “ambasciatore culturale della Mongolia” proprio per sottolineare lo spessore accademico delle sue pubblicazioni.
Il professor David Bellatalla è tuttavia molto legato al territorio di Serravalle Pistoiese perché affonda parte delle sue origini familiari a Ponte di Serravalle, luogo d’origine della madre.
Ad aprire l’affascinante carrellata delle testimonianze su cui si dipana la narrazione, l’esperienza di viaggio di Marco Polo che, con suo padre e suo zio, attraversò il paese per recarsi alla corte di Kublai Khan, sovrano assoluto dei mongoli, che però aveva trasferito la capitale del suo impero in Cina, nei pressi dell’attuale Pechino. Sfogliando il volume, gli autori-viaggiatori non sono catalogati per nazionalità o per il periodo storico in cui sono vissuti. I vari capitoli si dipanano infatti per unità tematiche, così da consentire al lettore di fare la conoscenza diretta con aspetti iconici del paese come il clima, il nomadismo della popolazione, i suoi usi alimentari e il rapporto che lega i mongoli al territorio.
Emerge subito che nella lingua mongola non esiste un termine che vuol dire “casa”. Questa parola semplicemente non esiste e viene sostituita, sempre e comunque, dal termine gher, che vuol, dire tenda, anche quando va a designare un appartamento inserito in un moderno condominio.
La Mongolia è oggi un paese in forte espansione, in quanto nel suo sottosuolo nasconde minerali e terre rare di estrema importanza per l’economia mondiale. Per questo la Mongolia odierna è visitata e anche popolata da un gran numero di stranieri provenienti in gran parte dall’Europa e dalla Russia. La lor vita nella Mongolia odierna è senz’altro confortevole e non conosce le asperità narrate invece da gran parte dei viaggiatori che, con i loro racconti, hanno reso possibile lo splendido lavoro del professor Bellatalla. In comune resta però il medesimo stupore di fronte a un paese che affascina con i suoi spazi infiniti e che fa riflettere notando il rapporto che anche oggi unisce i mongoli con gli animali e con tutto l’ambiente che li circonda. Fra le storie raccontate nel libro che maggiormente colpiranno l’immaginazione dei lettori, c’é quella di Nikolai Spatarul, diplomatico, scrittore e viaggiatore originario della Moldavia che, in uno dei suoi viaggi esplorativi al servizio degli zar di Russia verso la metà del 1600, conobbe lo stupendo paesaggio del deserto del Gobi.
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