Quando Bill Gates parla, il mondo ascolta. Co-fondatore di Microsoft, filantropo, investitore e pensatore visionario, Gates ha negli anni affinato una capacità non comune: prevedere tendenze che cambieranno la società. In questi mesi, il dibattito sull’intelligenza artificiale – tra entusiasmo e inquietudine – è diventato onnipresente. E, intervenendo in varie occasioni pubbliche, Gates ha detto la sua con una chiarezza disarmante: “Ci sono solo tre mestieri che, nei prossimi decenni, resteranno al riparo dalla sostituzione da parte dell’intelligenza artificiale.”
Un’affermazione che merita attenzione. Ma soprattutto, una riflessione.
L’era dell’IA generativa: cosa sta accadendo
Dal 2022 in poi, con l’ascesa dei modelli linguistici avanzati come GPT, Claude o Gemini, l’IA ha smesso di essere un concetto accademico. È entrata nelle aziende, nei software che usiamo ogni giorno, nei processi produttivi e decisionali. Automazione, assistenza intelligente, traduzioni, analisi dati, generazione di codice, immagini, musica, contenuti… la lista si allunga ogni mese.
Questo ha generato due reazioni opposte. Da una parte, l’euforia per una tecnologia che promette efficienza e produttività; dall’altra, la paura – legittima – che intere professioni possano essere soppiantate da algoritmi in grado di replicare (e a volte superare) le capacità umane.
Le tre professioni secondo Bill Gates
In diverse recenti interviste – tra cui una al India Express Adda e un’apparizione al Tonight Show di Jimmy Fallon – Gates ha elencato le uniche tre professioni che, a suo giudizio, resteranno ‘intoccabili’ almeno nel medio termine: programmazione, biologia ed energia.
A prima vista può sembrare una lista eccentrica. Ma se la si guarda con attenzione, rivela una logica profonda. Analizziamole una ad una.
Programmazione: la mente dietro la macchina
Può sembrare un paradosso. Oggi l’IA è in grado di scrivere codice, correggerlo, ottimizzarlo. Alcuni tool – come GitHub Copilot o Amazon CodeWhisperer – già assistono quotidianamente milioni di sviluppatori. Eppure, proprio per questo, Gates sostiene che la figura del programmatore umano non solo resterà centrale, ma lo diventerà ancora di più.
Perché? Perché se l’IA può scrivere codice, ha comunque bisogno di contesto, obiettivi e supervisione. Scrivere software non è solo digitare istruzioni: è progettare architetture, comprendere esigenze di business, risolvere ambiguità. L’IA può generare blocchi di codice, ma non (ancora) orchestrare sistemi complessi con le implicazioni etiche, economiche e operative del mondo reale.
Inoltre, man mano che l’IA diventerà più pervasiva, serviranno ingegneri capaci di progettare, allenare e controllare sistemi intelligenti. La domanda di “AI engineers” è già esplosa e crescerà ancora.
Biologia: l’intuizione non si automatizza
La seconda professione ‘salva’ secondo Gates è la biologia. Anche qui, un’apparente contraddizione: l’IA sta già rivoluzionando la ricerca biologica – basti pensare a DeepMind con AlphaFold, che ha previsto la struttura di milioni di proteine.
Eppure, Gates sottolinea come la scienza della vita richieda capacità che vanno oltre la computazione. L’intuizione biologica, l’osservazione empirica, la sperimentazione su organismi viventi, l’adattamento di una teoria a casi complessi e imprevedibili… tutto questo richiede un ‘senso umano’ che l’IA non può sostituire.
La biologia è fatta di eccezioni, di contesti sfumati, di domande ancora aperte. L’intelligenza artificiale può supportare, ma non rimpiazzare il pensiero critico e l’esperienza che rendono un biologo in grado di scoprire, innovare, curare.
Energia: decisioni complesse in un sistema interconnesso
Terza professione: il settore dell’energia. Una scelta strategica, che Gates conosce bene – basti pensare ai suoi investimenti in Breakthrough Energy.
L’energia è uno degli snodi critici per il futuro del pianeta. Non si tratta solo di ingegneria o fisica, ma di politica, finanza, logistica, geopolitica. Ogni decisione sul mix energetico ha impatti sistemici e sociali enormi.
L’IA può ottimizzare reti elettriche, prevedere i consumi, supportare la gestione di impianti. Ma non può – da sola – decidere dove costruire una centrale, come gestire un conflitto tra stakeholder, o quali scelte energetiche siano sostenibili in una determinata area.
La transizione ecologica richiede visione strategica, negoziazione, responsabilità pubblica. Competenze umane che, anche qui, restano fondamentali.
Una riflessione più ampia: non ‘cosa’ ma ‘come’
Al di là dell’elenco, l’intervento di Gates suggerisce una chiave di lettura più ampia. Non si tratta solo di quali mestieri spariranno, ma di come si trasformeranno.
Tutte le professioni saranno toccate dall’IA. Ma alcune, più di altre, richiedono capacità che non sono replicabili: pensiero critico, empatia, creatività, responsabilità. E queste capacità sono presenti in molti ruoli – anche nell’artigianato, nella formazione, nella medicina, nel management.
Il futuro del lavoro non sarà ‘uomini contro macchine’, ma ‘uomini con le macchine’. Chi saprà lavorare insieme all’IA, sfruttandola come amplificatore e non come sostituto, avrà un vantaggio competitivo enorme.
E l’educazione?
Se le parole di Gates colgono nel segno, allora anche l’educazione deve cambiare. Serve formare professionisti in grado di:
• Comprendere il funzionamento dell’IA (anche senza programmarla)
• Sviluppare competenze trasversali: comunicazione, logica, pensiero sistemico
• Allenare l’adattabilità, perché il mercato cambierà continuamente
Non bastano più hard skill tecniche: servono meta-competenze per affrontare il cambiamento.
Alla fine, le parole di Gates ci pongono davanti a un paradosso affascinante. L’IA, per quanto potente, mette in luce ciò che rende unica l’intelligenza umana.
È proprio quando una tecnologia diventa ubiqua che il valore dell’umano si fa più evidente. Il futuro non sarà dominato dai robot, ma dalle persone che sapranno costruire un ponte tra algoritmi e realtà.
E in questo ponte – tra logica e intuizione, tra automazione e responsabilità – ci sarà sempre bisogno di programmatori, biologi, ingegneri… e, soprattutto, di esseri umani consapevoli.
Luca Finocchiaro