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PISTOIA – “Con l’avvicinarsi dell’apertura dell’anno accademico riemerge in tutta la sua gravità il problema del caro affitti che colpisce in particolare gli studenti universitari fuori sede e il loro diritto allo studio”.
A sollevare nuovamente il tema dei costi degli affitti per gli alloggi in provincia di Prato e Pistoia è lo Spi Cgil Prato Pistoia. Il sindacato si sofferma soprattutto ad analizzare le ripercussioni per gli studenti universitari, divulgando i numeri e avanzando una proposta mirata.
“Torniamo a proporre che si prenda in seria considerazione l’uso sociale dei beni confiscati alle mafie – spiegano Andrea Brachi per la segreteria Spi Cgil Prato Pistoia e Alessandra Pastore, referente Libera Pistoia – In Toscana sono più di seicento e per più della metà non ancora assegnati. Le provincie di Pistoia e Prato hanno il primato del numero dei Comuni che hanno sul loro territorio beni confiscati e sono secondi solo a Siena per numero dei beni: oltre 80. Gli alberghi, le pensioni o gli appartamenti confiscati potrebbero costituire una preziosa risorsa per dare una risposta concreta alla ricerca di alloggio da parte degli studenti universitari. Dalle proteste che hanno animato i nostri atenei e che hanno avuto larga eco sulla stampa, è emerso con forza il problema di trovare appartamenti a prezzi abbordabili, laddove – soprattutto nelle grandi città – le dinamiche dei prezzi sono molto spesso condizionate da mere logiche speculative e dal mercato degli affitti brevi gestito dalle grandi piattaforme”.
Da qui la proposta del sindacato che auspica una risposta precisa in ambito istituzionale: “Perché, viste le difficoltà che i nostri ragazzi trovano per i costi proibitivi, non ipotizzare l’utilizzo di tali edifici per garantirne il diritto allo studio? – si domandano – Da Pistoia a Firenze occorrono poco più di trenta minuti di treno. Poco di più da Montecatini Terme. Si potrebbe inoltre ipotizzare di dare in gestione questi immobili a cooperative sociali così da creare buon lavoro e dare una risposta concreta anche in termini di occupazione. Si tratta di un terreno non facile ma proprio per questo occorre maggiore attenzione da parte di tutti, occorre un impegno costante, una stretta collaborazione fra Prefettura, enti locali e società civile affinché questo patrimonio sottratto alle mafie sia restituito alla collettività e utilizzato per il bene comune”.