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sabato 24 Maggio 2025
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Seconda giornata con i Dialoghi di Pistoia: si assegna il premio internazionale

Riconoscimento a Chiara Saraceno, una delle più autorevoli sociologhe italiane. C'è il dialogo fra David Quammen e Telmo Pievani

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PISTOIA – Prosegue domani (24 maggio) la sedicesima edizione dei Dialoghi di Pistoia, il festival di antropologia del contemporaneo promosso dalla Fondazione Caript e dal Comune di Pistoia, ideato e diretto da Giulia Cogoli.

Il sabato dei Dialoghi inizia alle 9,30 con Abitare nel Settecento, tra vedute e giardini segreti, una passeggiata insieme alla storica dell’arte Caterina Bellezza alla scoperta degli splendidi palazzi del centro storico di Pistoia. La passeggiata si ripeterà alle 17 e ancora domenica 25 maggio alle 10 e alle 17.

La crisi ecologica e il cambiamento climatico ci chiamano a una radicale rilettura del ruolo di design e architettura, ispirata alla saggezza costruttiva di piante e architetture animali, per delineare un orizzonte di futuro sostenibile. Alle 10 al teatro Manzoni l’antropologo Andrea Staid nel corso dell’incontro Dare forme al mondo. La lezione di piante e animali spiega quali lezioni possiamo trarre dalle tecniche costruttive, dalla sapiente selezione dei materiali e dalle raffinate strategie di adattamento climatico delle altre specie.

Sempre alle 10 al teatro Bolognini, il sociologo Filippo Barbera riflette sulla diffusa retorica dei borghi, con le loro storie antiche e paesaggi da favola, che ha posto in secondo piano la centralità dei paesi, fatti di persone, economie, comunità e relazioni. Riabitare l’Italia. La diversità territoriale come risorsa intende far luce sugli esperimenti di innovazione sociale che mettono al centro la complessità dell’abitare, fatta di relazioni, significati e capacità collettiva di proiettarsi nel futuro.

Alle 11 in piazza del Duomo, L’amicizia è una questione politica: il filosofo Pietro Del Soldà ci invita a riscoprire l’amicizia come essenza dell’umano, il primo passo per imparare a convivere con le differenze e a non distruggere la terra fragile di cui siamo figli, dimenticando la lezione di Platone e Aristotele sulla philia che è “messa in pratica del bene” e condizione perché si dia una vera polis, intesa come lo spazio di coesistenza con chi è diverso da noi.

Alle 12 al teatro Bolognini, l’urbanista Elena Granata analizza l’impatto della crisi climatica sulle ecologie urbane e i suoi effetti sulla salute, sul benessere e sulla qualità delle relazioni. La sua lezione Città. Per abitarle dovremo cambiarle riflette sui nuovi bisogni diffusi (come il bisogno di natura e di salute), sui nuovi modi di abitare (soprattutto in quel “terzo tempo” liberato dal lavoro), e sull’avvenuta mutazione dei tempi di lavoro e di vita che sollecitano con urgenza una trasformazione delle città.

Il Novecento per l’Italia è stato il secolo delle cose, tanto che non è possibile raccontare il XX secolo, la storia d’Italia, degli italiani e delle italiane, senza raccontare i tantissimi oggetti che, decennio dopo decennio, hanno dato forma ai salotti, alle case, alle piazze e ai costumi di un paese. Partendo dalle piccole storie dietro le cose, Chiara Alessi, studiosa di design e cultura materiale, attraversa fatti politici e movimenti sociali, eventi culturali e storia materiale per aiutarci a capire chi siamo attraverso le cose, nel corso dell’incontro Quali cose siamo. Design e cultura materiale del Novecento (alle ore 15 al Teatro Bolognini).

Il carcere può essere considerato una casa in cui si abita? La letteratura classica sulle istituzioni penitenziarie pone l’accento sulla netta distinzione tra lo spazio fuori e lo spazio dentro: ostile, anonimo, impersonale; il tempo dentro: sospeso, improduttivo, eterno. Recentemente però, ricercatori e ricercatrici come Francesca Cerbinihanno esplorato una serie di carceri in un certo senso addomesticate. L’incontro Abitare il carcere si terrà alle 15 nell’Antico Palazzo dei Vescovi, con un bis alle 18.

Alle ore 16,30 al Teatro Manzoni verrà assegnato il Premio Internazionale Dialoghi di Pistoia, giunto all’ottava edizione, a Chiara Saraceno, una delle più autorevoli sociologhe italiane, tra i protagonisti più attenti e profondi della nostra società. Il Premio viene assegnato nei giorni del festival a una figura del mondo culturale che ha messo al centro del proprio pensiero e del proprio lavoro l’importanza del dialogo e della cultura come strumento per lo sviluppo delle relazioni umane, contribuendo a migliorare lo scambio tra genti e culture differenti. Dopo la consegna del Premio, Chiara Saraceno nel corso dell’incontro Contro le disuguaglianze, in dialogo con Adriano Favole, parlerà di come si può convivere in una società come la nostra, segnata da diversi tipi di disuguaglianze – economiche, di genere, di cittadinanza, culturale, di valori – che sembrano contraddire quella che dovrebbe essere una società democratica.

Siamo tutti legati da un’unica rete. In piazza del Duomo alle 18, due evoluzionisti in dialogo: David Quammen, camminando per centinaia di chilometri nelle foreste, nei deserti e nelle tundre al seguito degli esploratori, ha indagato il cuore pulsante della natura selvaggia, oggi depredato e in agonia, raccontando come l’impatto della colonizzazione umana abbia influito sugli habitat più isolati e primitivi. Intervistando centinaia di esperti aveva previsto anni prima (nel bestseller mondiale Spillover) in ogni dettaglio la pandemia da Covid-19. Insieme a Telmo Pievani parlerà della convivenza – possibile – tra la specie umana e il resto della biodiversità, poiché «siamo tutti legati in un’unica rete», come scrisse Charles Darwin.

Alle 19 al Teatro Bolognini, lo scrittore, giornalista e regista Gabriele Del Grande, esperto di migrazioni, propone una riflessione fra storia, antropologia e demografia sulla libertà di movimento: Lampedusa 2050. Le migrazioni viste dal futuro. Persino in uno scenario a sbarchi zero, da qui al 2050 arriveranno regolarmente 15 milioni di immigrati africani in aereo. Il processo storico è irreversibile. In attesa della conferenza internazionale che inevitabilmente, prima o poi, ristabilirà l’uguaglianza dei passaporti, cosa dovrebbe fare l’Europa?

Vivere al margine, ai limiti delle città, della vita che pulsa nei centri, è un vivere minore? Il centro è l’origine, il luogo dove tutto accade, le periferie sono marginali, secondarie. Eppure se usiamo la metafora della ruota, non è dal centro che si percepisce il movimento, ma dalla periferia. Su questa falsariga dialogheranno l’autore e attore Ascanio Celestini, che da sempre mette in scena i marginali, i “poveri cristi”, e l’antropologo Marco Aime, per tentare di ribaltare una serie di luoghi comuni e di spostare lo sguardo. Per esplorare lo stare al mondo, bisogna partire da chi abita ai limiti, da microcosmi di solidarietà, esercizi di convivenza per provare a respingere egoismi e miopie (alle 21 in piazza del Duomo).

Il sabato dei Dialoghi di Pistoia si chiude con uno spettacolo e una proiezione cinematografica: alle 21,15 al Teatro Manzoni È stato un tempo il mondo, uno spettacolo musicale in cui si fondono le canzoni di Ginevra Di Marco, che interpreta testi sociali e civili della musica folk e popolare, con le poesie di Franco Arminio, tra i più amati poeti italiani; alle 22,30 al Teatro Bolognini, la proiezione di Kafka a Teheran, film diretto da Ali Asgari e Alireza Khatami.

Tutti gli eventi sono a pagamento, 3, 7 e 10 euro, con l’esclusione dell’evento di apertura e i film, gratuiti fino a esaurimento posti, e gli eventi per bambine e bambini, gratuiti su prenotazione a boemondoaps@gmail.com.

Il festival quest’anno rifletterà sulle diverse modalità e culture dell’abitare il pianeta esplorando il tema Stare al mondo: ecologie dell’abitare e del convivere con 35 ospiti e 54 appuntamenti.

Il festival gode del patrocinio del MiC – Ministero della Cultura e della Provincia di Pistoia, del patrocinio e del sostegno della Regione Toscana e di Intesa Sanpaolo, partner dell’evento. Media Partner Rai Radio 3.

© Riproduzione riservata

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