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PISTOIA – Riprende da Pistoia, il 22 febbraio al Teatro Manzoni alle 20,45 (replica il 23 alle 16), il tour di Fedra, ultima regia di Federico Tiezzi, dal testo di Jean Racine, nella traduzione di Giovanni Raboni. Lo spettacolo sarà poi a Genova, Pisa, Messina, Arezzo, Lucca, Bologna, Pontedera e Milano.
Venerdì 21 febbraio prova generale aperta per tutti i ragazzi sotto i 30 anni grazie alla collaborazione con Unicoop Firenze.
Dopo aver affrontato negli anni le tragedie di Sofocle (Antigone) ed Euripide (Ifigenia in Aulide e Medea), con Fedra Federico Tiezzi torna al mito greco, dirigendo sul palco Elena Ghiaurov nel testo di Jean Racine, scritto nel 1677 a partire da Ippolito di Euripide e Fedra di Seneca. Tiezzi sceglie la traduzione di Giovanni Raboni, a 20 anni dalla morte del poeta.
Questa ultima produzione della Compagnia Lombardi-Tiezzi, Emilia Romagna Teatro Ert / Teatro Nazionale, Teatri di Pistoia Centro di Produzione Teatrale, riprende la tournée dopo il debutto al Teatro Bonci di Cesena nell’aprile 2024 toccando i maggiori teatri italiani e partendo, il 22 e 23 febbraio (rispettivamente alle 20.45 e alle 16), dal Teatro Manzoni di Teatri di Pistoia, che fin dagli anni Settanta dialoga con questi straordinari artisti, sostenendo il loro lavoro, ospitando dal 2014 anche il Teatro Laboratorio di Federico Tiezzi, percorso di alta formazione per attori.
Precede le date la prova aperta dedicata a chi ha tra 18 e i 29 anni in seguito alla collaborazione tra UnicoopFirenze e Teatri di Pistoia: venerdì 21 febbraio, alle 19, al Teatro Manzoni i ragazzi potranno assistere gratuitamente allo spettacolo, previa registrazione sul portale eventi di Unicoop Firenze (coopfi.info/under30). Under 30 è il nome del progetto che mira ad agevolare i giovani, con biglietti scontati o gratuiti per mostre, spettacoli e concerti. Avviato da Unicoop Firenze nel 2023 ha registrato oltre 7100 iscritti, ad un totale di 130 spettacoli. Seconda tappa della collaborazione con Teatri di Pistoia sarà il 12 aprile che offrirà la partecipazione alle prove generali del Don Giovanni di Mozart, con Daniele Giorgi e l’Orchestra Leonore, in un allestimento in forma semiscenica a cura di Roberto Valerio (poi in scena per tutto il pubblico il 13 aprile).
In Fedra Tiezzi dirige, oltre alla protagonista Elena Ghiaurov (Fedra), un cast formato da Catherine Bertoni de Laet (Aricia), Martino D’Amico (Teseo), Valentina Elia (Ismene), Riccardo Livermore (Ippolito), Bruna Rossi (Enone) e Massimo Verdastro (Teramene) e firma la scenografia con Franco Raggi e Gregorio Zurla. I costumi sono di Giovanna Buzzi, le luci di Gianni Pollini; la cura del canto di Francesca Della Monica e i movimenti coreografici di Cristiana Morganti, artista associata di Teatri di Pistoia, anch’essa impegnata nella ripresa della tournée internazionale di Behind the light, Jessica and me, Moving with Pina.
Fedra è un dramma borghese, quasi un Ibsen ante-litteram che, pur imbevuto di cristianesimo giansenista e filosofia morale, è diventato nei secoli, dichiara Tiezzi, “la più grande opera sulla passione erotica che il teatro abbia mai prodotto”. “In una dimensione claustrofobica – prosegue -dove la ragione scompare sotto la violenza e la tensione del desiderio, i mostri che affiorano di continuo nelle parole dei protagonisti sono quelli dell’inconscio, ancestrali, interpretabili solo con l’ausilio della psicanalisi freudiana. E sotto la sublime, levigata musicalità del verso si rintracciano le figure e le azioni di una tribalità arcaica, dall’incesto all’uccisione del padre”. La regia va a fondo nell’indagine dei personaggi, cogliendo le loro trasformazioni sotto la forza di un desiderio che si trasforma in colpa e in peccato e spingendosi alla suggestione di una vera e propria seduta psicanalitica.
Nel palazzo reale di Trezene, in una Grecia mentale e onirica di cui restano solo rovine, all’interno di una stanza della reggia simile a una camera di tortura, Fedra si dibatte nella morsa di una passione tanto irrefrenabile quanto impossibile: ama il figliastro Ippolito, figlio di primo letto del marito Teseo. Non ricambiata nella passione, Fedra calunnia Ippolito di un tentativo di stupro. Il ritorno di Teseo sarà il segnale di un inesorabile tracollo, che farà precipitare gli eventi verso la tragedia.
Racine stesso definisce Fedra “la migliore delle mie tragedie”: Fedra è l’eroina tragica perfetta per i fini educativi che l’autore riconosce al teatro, strumento insostituibile per elevare la virtù degli spettatori attraverso la condanna delle passioni e dei vizi. La tragedia, come nella classicità greca, ha una vocazione morale e deve aiutare lo spettatore a liberarsi dalle passioni attraverso la catarsi: possibile solo partecipando in maniera totale agli avvenimenti tragici. Lo spettatore diviene testimone della passione amorosa di Fedra e delle sue conseguenze disastrose ed è così costretto a scegliere tra la condanna e la pietà, tra la partecipazione emotiva e il giudizio. Fedra, afferma l’autore nella sua prefazione alla tragedia, “non è infatti né del tutto colpevole, né del tutto innocente”.
Ma tutti i personaggi hanno qualcosa da nascondere: Fedra l’amore incestuoso, Teseo le sue innumerevoli fughe amorose, Ippolito di amare Aricia, che discende da una stirpe nemica e assassina, la nutrice Enone un intrigo bugiardo e colpevole.
“Questa tragedia dell’inconscio ha il linguaggio del più grande autore di teatro che la Francia abbia avuto sotto Louis XIV: una parola che mostra, individua, razionalizza emozioni e tensioni e nello stesso istante le cela sotto il nitore levigato della versificazione. Mentre tutto sembra scivolare via nella musica dell’alessandrino, il nero, buio fondo di questa tragedia della disperazione e dell’inconscio, dell’Ordine e del Disordine, emerge con maggiore evidenza. Fedra, sconvolta dalla sua passione, infrange l’ordine morale, familiare e sociale attraverso il suo desiderio. All’interno dell’ordine familiare, dentro le regole sociali e dinastiche, l’amore porta il disordine meraviglioso del cuore umano”, scrive il regista. La ragione cede alla violenza erotica e apparenta Fedra a un’altra eroina dell’antichità classica, a Medea. Questa famiglia in cui si manifestano pulsioni la cui coscienza porta alla colpa e alla punizione (secondo il cristianesimo giansenista dell’autore), in cui si dibattono profondità morali, appartiene di diritto al dramma borghese, che da Euripide arriva fino a Ibsen e oltre.
Federico Tiezzi
Regista, drammaturgo, artista visivo. Gli studi di storia dell’arte con Roberto Salvini e Mina Gregori e la frequentazione di artisti e musicisti saranno decisivi per la sua vocazione teatrale. Come regista di prosa si afferma negli anni Settanta del Novecento tra gli esponenti di punta del Nuovo Teatro Italiano. Dopo aver segnato le stagioni del Teatro Immagine e della Post Avanguardia, negli anni Ottanta inizia a teorizzare e praticare una forma di teatro di poesia volta a coniugare drammaturgia in versi e scrittura scenica. Esordisce all’inizio degli anni Novanta nella regia lirica con Norma di Vincenzo Bellini. Da quel momento il lavoro sul melodramma si svilupperà parallelamente alla regia di prosa. Nel corso della carriera ha messo in scena testi di Aristofane, Beckett, Bernhard, Brecht, Čechov, D’Annunzio, Euripide, Forster, Luzi, Manzoni, Müller, Pasolini, Proust, Sofocle, Schnitzler, Shakespeare, Testori, e in campo lirico ha lavorato su Bizet, Corghi, Giordano, Mascagni, Massenet, Mozart, Pennisi, Puccini, Purcell, Rossini, Vacchi, Verdi, Wagner, Zandonai…Nel 2021 ha allestito al Teatro Grande di Pompei Il Purgatorio di Mario Luzi, per la celebrazione dei 700 anni dalla morte di Dante Alighieri. Del 2023 è la Medea di Euripide al Teatro Greco di Siracusa con un record di oltre 100mila spettatori. Numerosi i premi al suo lavoro teatrale e lirico.