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PISTOIA – Libriamo ne’ lieti calici, prosegue al Funaro il ciclo di presentazioni di libri, attuali e non. Prossimo appuntamento giovedì 13 febbraio alle 18.30 con La città delle cento ciminiere, insieme a Roberto Cadonici e Gabriele Cecconi (ingresso libero).
Conversazioni informali, davanti a un bicchiere di vino, nelle quali il libro è occasione per raccontare una o più storie che abitano le pagine e le esperienze di chi le ha create. Pre-testi di lettura li ha nominati Massimiliano Barbini, che cura il percorso, avventure letterarie fra gli scaffali della biblioteca del Funaro, che avvicinano alla lettura e ne mostrano nuove sfaccettature a chi la ama. Lo stesso giorno nella caffetteria del Funaro, segue, come ogni giovedì, Di cena in (s)cena, un’esperienza gastronomica che propone un menù con piatti della tradizione toscana rivisitati con fantasia e assaggi thailandesi (per prenotazioni chiamare lo 0573 977225 oppure scrivere a ilfunaro@teatridipistoia.it). Un doppio appuntamento tra piatti e parole.
Il libro La città delle cento ciminiere (Giunti editore, 2025), verrà introdotto dal suo autore Gabriele Cecconi, in dialogo con Roberto Cadonici. Questo romanzo storico e corale attraversa la prima metà del secolo scorso illuminando i momenti chiave della nostra storia recente e lo fa con stile rapido, coinvolgente, cinematografico, dando vita a personaggi memorabili che agiscono mossi dall’amore, dall’ambizione, dalla passione politica e dal desiderio senza tempo per un mondo più giusto. La mattina del 30 luglio 1900 la città di Prato, centro laniero tra i più importanti d’Italia, si sveglia paralizzata dall’orrore: a Monza è stato ucciso il re Umberto I e l’assassino, l’anarchico Gaetano Bresci, è un pratese. In città, però, non tutti sono pronti a condannare quell’estremo gesto di ribellione. Tra di loro c’è Pisacane Bresci, cugino del regicida, che cresce i suoi figli nella fede degli ideali anarchici. Gracco e Libero, proprio come il padre, hanno i capelli indocili quanto il carattere, e sono determinati a non rassegnarsi di fronte alle ingiustizie e a lottare per un mondo migliore. Al confine con la terra coltivata a mezzadria dai Bresci c’è il podere della Presa, di proprietà di Ademaro Magni che sogna di diventare un industriale. A realizzare quel progetto, dopo la sua morte, è il figlio Donatello, che fonda un lanificio tra i più fiorenti della città e non esita ad avvicinarsi al fascismo. Al contrario, il contadino Dante Gori, estimatore del sommo poeta e fiero di portare il suo nome, respinge per sé e le sue figlie quell’ideologia imposta con l’arroganza e la violenza. Memoria collettiva e memoria individuale si fondono, mentre gli anni drammatici del fascismo, della guerra mondiale e della Resistenza si abbattono sulla laboriosa Prato, sconvolgendo la sua quotidianità scandita dal fragore dei telai sempre in moto e dal fumo delle ciminiere. I destini dei Bresci, dei Magni e dei Gori si trovano improvvisamente intrecciati dall’amore e da un torto avvolto nel silenzio, che ne avvelena i rapporti di generazione in generazione.
Gabriele Cecconi. Regista e scrittore ha insegnato materie letterarie e storia nelle scuole superiori, è direttore artistico del Mauro Bolognini Film Festival, presidente dell’associazione culturale Alfafilm e docente alla scuola di cinema Anna Magnani. Ha scritto Il linguaggio cinematografico, analisi comparata tra testo cinematografico e testo letterario (2004) e il romanzo Oltre il cancello (2009). Tra i numerosi film e documentari ha scritto e diretto il lungometraggio Il seminarista (2013) e L’anarchico venuto dall’America (2019), ambedue qualificati ‘film d’essai’ dal Ministero dei beni culturali.