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Diocesi, prosegue il progetto di accoglienza post-Vicofaro: ma c’è bisogno di fondi

In molti sono stati sistemati e lavorano, alcuni privati hanno messo a disposizione alloggi per l'integrazione sociale. Appello ala donazione

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PISTOIA – Sono passati poco più di 100 giorni dal trasferimento, ad opera della Diocesi di Pistoia, dei circa 140 migranti, precedentemente ospiti della parrocchia di Vicofaro, in strutture più idonee per l’accoglienza, gestite in collaborazione con la Fondazione Sant’Atto per l’inclusione e la solidarietà Ets. 

Avvalendosi del supporto di professionisti, operatori e volontari, il progetto punta all’integrazione e all’autonomia dei migranti dal punto di vista legale (coordinato dalla dottoressa Silvia Filippini), sanitario (dottoressa Linda Bianchi), abitativo e lavorativo (con il supporto del volontario Luca Biagini per il coordinamento organizzativo). Il tutto è supervisionato da operatori della Fondazione Caritas Firenze.

“Il progetto, in realtà – spiega la diocesi di Pistoia – era già iniziato nel mese di aprile con l’apertura di una struttura in località Bottegone con otto migranti, coordinati e gestiti da un volontario.  Quello di Bottegone è un buon esempio di integrazione, perché – nonostante qualche difficoltà e diffidenza solo iniziale del territorio – i ragazzi convivono pacificamente, lavorano e si stanno sempre più integrando. A riprova che, quando si riesce a farla bene, l’immigrazione è una risorsa per i territori. Il resto dei migranti sono ospiti in altre 6 strutture, messe a disposizione dalla chiesa di Pistoia, ad eccezione di una: a Piuvica, alla Cittadella della Caritas a Pistoia, in un appartamento in città; in una casa in zona Immacolata; nella canonica di Capostrada; in una struttura a Larciano di proprietà della Fondazione Sant’Atto. Circa il 70% dei migranti lavora, spesso purtroppo con contratti a tempo determinato o lavori stagionali, mentre il restante è in cerca di occupazione o in attesa di regolarizzazione dei documenti”

“Alcuni ospiti – spiega ancora la diocesi – hanno problemi di vulnerabilità di varia natura, come disturbi post-traumatici da guerra, da stress, da sofferenze fisiche e psichiche subite nei paesi d’origine o durante il viaggio nel deserto, nelle carceri libiche, o per aver dovuto vivere, una volta giunti in Italia, lunghi periodi all’aperto. La grande maggioranza dei migranti sono persone che desiderano inserirsi in Italia e che necessitano solo di essere accompagnati ed educati a comprendere e a vivere in un mondo e in una cultura molto diversa da quelle da cui provengono. Per realizzare questo non è sufficiente dare solo un luogo dove dormire, ma occorre dare loro dignità, ospitandoli in luoghi adeguati, e facendo sì che abbiano la possibilità di avere il necessario affinché possano costruirsi un futuro. Ogni migrante è un mondo a sé, ma tutti sono consapevoli, o devono essere resi tali, che la loro vita è anzitutto nelle loro mani e che le loro scelte saranno determinanti per il loro futuro. Aiutarli a diventare responsabili di questo è uno dei servizi di un’accoglienza che crede nella persona umana e nelle sue risorse, non meno importante di quello che critica le inadempienze della società o dello Stato”.

“Il lavoro della Fondazione prosegue e già si vedono i primi frutti, come i tre appartamenti messi a disposizione da privati per affittare a migranti che sono più avanti nel cammino di integrazione, per un totale di 12 ospiti che dovrebbero trasferirvisi in questo mese di novembre – spiega la diocesi – Ci appelliamo a tutti i cittadini, credenti e non credenti, perché cerchiamo case da affittare agli ospiti che lavorano e che sono in grado di pagare e per i quali la diocesi, tramite la Caritas, si fa garante dell’affitto. Tutto questo lavoro non sarebbe stato possibile senza l’aiuto economico della Conferenza episcopale italiana, della diocesi di Pistoia, e senza l’impegno degli operatori e dei volontari. Le risorse economiche messe a disposizione gratuitamente dalla chiesa, però, non coprono tutte le necessità, soprattutto perché molti ragazzi hanno situazioni complesse che chiedono tempi lunghi per giungere a soluzione. C’è bisogno di altre risorse che ci stiamo impegnando a cercare, e siamo aperti all’aiuto di tutti coloro che vorranno darci una mano con una piccola donazione, con del tempo messo a disposizione, con una abitazione da affittare”.

“Siamo convinti – conclude la diocesi – che i migranti siano una risorsa e che, come ha ricordato il recente sinodo della chiesa di Pistoia, occorre Accogliere in modo inclusivo e dignitoso. L’accoglienza è una opportunità di crescita umana sia per i migranti che per chi accoglie”.

Per sostenere il progetto di accoglienza è possibile fare un’offerta sul conto: Iban IT35Q0306913830100000001317. Intestato a: Fondazione Sant’Atto per l’inclusione e la solidarietà ETS. Causale: Accoglienza migranti

© Riproduzione riservata

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