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PISTOIA – Tutto pronto per la 16esima edizione dei Dialoghi di Pistoia, in programma da venerdì 23 a domenica 25 maggio. Il festival di antropologia del contemporaneo è promosso dalla Fondazione Caript e dal Comune di Pistoia, ideato e diretto da Giulia Cogoli.
La manifestazione quest’anno rifletterà sulle diverse modalità e culture dell’abitare il pianeta esplorando il tema Stare al mondo: ecologie dell’abitare e del convivere con 35 ospiti e 54 appuntamenti.
Il termine antropocene sembra dare all’intero genere umano la colpa del depauperamento dell’habitat, ma è davvero così? Non tutti i modelli di vita hanno la stessa responsabilità dello stato attuale. Cosa significa scegliere di vivere nelle grandi città, con alti livelli di produttività, ma anche con grandi costi energetici e ambientali, e nelle medie comunità urbane o nelle aree rurali? Come si vive nella foresta amazzonica? Qual è il rapporto che le diverse popolazioni hanno stabilito con il loro ambiente? E cosa succede quando intere aree geografiche non sono più abitabili? L’edizione 2025 dei Dialoghi di Pistoia intende ripensare e indagare il concetto di abitare allargando lo sguardo dalla casa, alle comunità, al pianeta, riflettendo sulle diverse modalità di relazione e coesistenza.
Il festival gode del patrocinio del Mic – Ministero della cultura e della Provincia di Pistoia, del patrocinio e del sostegno della Regione Toscana e di Intesa Sanpaolo, partner dell’evento. Media Partner Rai Radio 3.
“Qual è l’impronta dell’umanità sulla Terra? Qual è il rapporto che le diverse popolazioni hanno stabilito con il loro ambiente? E cosa succede quando intere aree geografiche non sono più abitabili e si spopolano, creando flussi di migranti? Cambiamento climatico, sostenibilità, rispetto del paesaggio, responsabilità per le future generazioni sono i punti di partenza di una riflessione su come stare al mondo – dichiara Giulia Cogoli, ideatrice e direttrice del festival – Dobbiamo dedicarci alla cura della nostra casa comune, la Terra, e ciò significa prendersi cura di noi e degli altri, nello stesso modo, in una convivenza che guardi a un futuro sostenibile per tutti, non solo noi umani”.
Il Premio Internazionale Dialoghi di Pistoia
Quest’anno il Premio Internazionale Dialoghi di Pistoia, giunto all’ottava edizione, sarà conferito a Chiara Saraceno, una delle più autorevoli sociologhe italiane, tra i protagonisti più attenti e profondi della nostra società. Il premio viene assegnato nei giorni del festival a una figura del mondo culturale che ha messo al centro del proprio pensiero e del proprio lavoro l’importanza del dialogo e della cultura come strumento per lo sviluppo delle relazioni umane, contribuendo a migliorare lo scambio tra genti e culture differenti. La consegna del premio si terrà sabato 24 maggio alle ore 16.30 al Teatro Manzoni; in dialogo con la giornalista Loredana Lipperini, Chiara Saraceno nel corso dell’incontro Contro le disuguaglianze parlerà di come si può convivere in una società come la nostra, segnata da diversi tipi di disuguaglianze – economiche, di genere, di cittadinanza, culturale, di valori – che sembrano contraddire quella che dovrebbe essere una società democratica.
L’inaugurazione
Venerdì 23 maggio alle 18,30 in Piazza del Duomo, dopo i saluti istituzionali di Giulia Cogoli, ideatrice e direttrice del festival, Luca Gori, presidente della Fondazione Caript, e Alessandro Tomasi, sindaco di Pistoia, la 16esima edizione dei Dialoghi di Pistoia inaugurerà con la conferenza di apertura In crisi di convivenza: come siamo finiti dentro la trappola evolutiva del filosofo ed evoluzionista Telmo Pievani. Pievani proverà ad analizzare la crisi del nostro ‘stare nel mondo naturale’, una crisi che ha radici profonde e che sta mettendo a repentaglio la sopravvivenza della nostra specie e non solo. Dinanzi a sfide globali, ci stiamo illudendo tragicamente di uscirne attraverso sovranismi conflittuali, minando tutte le istituzioni sovranazionali. Quando una specie cambia il mondo in modo tale da ridurre le possibilità di benessere delle generazioni successive, si parla di “trappola evolutiva”. Per uscirne, la prima condizione è esserne consapevoli e riscoprire il valore essenziale della cooperazione.
Il programma
Dopo l’inaugurazione del festival, la giornata di venerdì 23 maggio prosegue alle 21 al Teatro Manzoni con lo spettacolo di Alessandro Bergonzoni Arrivano i Dunque (Avannotti, sole Blu e la storia della giovane Saracinesca), ovvero, con le sue parole: “Un’asta dei pensieri dove cerco il miglior (s)offerente per mettere all’incanto il verso delle cose: magari d’uccello o di poeta”. In questo nuovo allestimento Alessandro Bergonzoni tenta di ricreare una realtà che non solo non ci basta più, ma che possiamo/dobbiamo reinventare giorno per giorno alla ricerca di un futuro di pace assoluta e definitivamente più accogliente, fino alle soglie di nuove percezioni e di altri significati.
Alle 21.30 in piazza del Duomo, la giornalista, scrittrice, documentarista Francesca Mannocchi ci spiega com’è Vivere e convivere in luoghi di guerra; dal Medio Oriente all’Africa e all’Ucraina, Mannocchi racconta storie di vita, piene di umanità, un’umanità distrutta, che a volte riesce a trovare la forza di andare avanti, anche sotto il rumore degli spari, in un’epoca in cui i venti di guerra sono tornati a soffiare anche sull’Europa.
Chiude la prima giornata di festival, alle 22.30 al Teatro Bolognini, la proiezione del film La storia di Souleymane scritto e diretto da Boris Lojkine, Premio della Giuria al Festival di Cannes,.
I Dialoghi di Pistoia entrano nel vivo sabato 24 maggio: la giornata inizia alle 9.30 con Abitare nel Settecento, tra vedute e giardini segreti, una passeggiata insieme alla storica dell’arte Caterina Bellezza alla scoperta degli splendidi palazzi del centro storico di Pistoia. La passeggiata si ripeterà alle 17 e ancora domenica 25 maggio alle 10 e alle 17.
La crisi ecologica e il cambiamento climatico ci chiamano a una radicale rilettura del ruolo di design e architettura, ispirata alla saggezza costruttiva di piante e architetture animali, per delineare un orizzonte di futuro sostenibile. Alle 10 al Teatro Manzoni l’antropologo Andrea Staid nel corso dell’incontro Dare forme al mondo. La lezione di piante e animali spiega quali lezioni possiamo trarre dalle tecniche costruttive, dalla sapiente selezione dei materiali e dalle raffinate strategie di adattamento climatico delle altre specie.
Sempre alle 10 al Teatro Bolognini, il sociologo Filippo Barbera riflette sulla diffusa retorica dei ‘borghi’, con le loro storie antiche e paesaggi da favola, che ha posto in secondo piano la centralità dei ‘paesi’, fatti di persone, economie, comunità e relazioni. Riabitare l’Italia. La diversità territoriale come risorsa intende far luce sugli esperimenti di innovazione sociale che mettono al centro la complessità dell’abitare, fatta di relazioni, significati e capacità collettiva di proiettarsi nel futuro.
Alle 11 in piazza del Duomo, L’amicizia è una questione politica: il filosofo Pietro Del Soldà ci invita a riscoprire l’amicizia come essenza dell’umano, il primo passo per imparare a convivere con le differenze e a non distruggere la terra fragile di cui siamo figli, dimenticando la lezione di Platone e Aristotele sulla philia che è “messa in pratica del bene” e condizione perché si dia una vera polis, intesa come lo spazio di coesistenza con chi è diverso da noi.
Alle 12 al Teatro Bolognini, l’urbanista Elena Granata analizza l’impatto della crisi climatica sulle ecologie urbane e i suoi effetti sulla salute, sul benessere e sulla qualità delle relazioni. La sua lezione Città. Per abitarle dovremo cambiarle riflette sui nuovi bisogni diffusi (come il bisogno di natura e di salute), sui nuovi modi di abitare (soprattutto in quel ‘terzo tempo’ liberato dal lavoro), e sull’avvenuta mutazione dei tempi di lavoro e di vita che sollecitano con urgenza una trasformazione delle città.
Il Novecento per l’Italia è stato il secolo delle cose, tanto che non è possibile raccontare il Ventesimo secolo, la storia d’Italia, degli italiani e delle italiane, senza raccontare i tantissimi oggetti che, decennio dopo decennio, hanno dato forma ai salotti, alle case, alle piazze e ai costumi di un paese. Partendo dalle piccole storie dietro le cose, Chiara Alessi, studiosa di design e cultura materiale, attraversa fatti politici e movimenti sociali, eventi culturali e storia materiale per aiutarci a capire chi siamo attraverso le cose, nel corso dell’incontro Quali cose siamo. Design e cultura materiale del Novecento (alle 15 al Teatro Bolognini).
Il carcere può essere considerato una casa in cui si ‘abita’? La letteratura classica sulle istituzioni penitenziarie pone l’accento sulla netta distinzione tra lo spazio fuori e lo spazio dentro: ostile, anonimo, impersonale; il tempo dentro: sospeso, improduttivo, eterno. Recentemente però, ricercatori e ricercatrici come Francesca Cerbini hanno esplorato una serie di carceri in un certo senso ‘addomesticate’. L’incontro Abitare il carcere si terrà alle 15 nell’Antico Palazzo dei Vescovi.
Siamo tutti legati da un’unica rete. In piazza del Duomo alle 18, due evoluzionisti in dialogo: David Quammen, camminando per centinaia di chilometri nelle foreste, nei deserti e nelle tundre al seguito degli esploratori, ha indagato il cuore pulsante della natura selvaggia, oggi depredato e in agonia, raccontando come l’impatto della colonizzazione umana abbia influito sugli habitat più isolati e primitivi. Intervistando centinaia di esperti aveva previsto anni prima (nel bestseller mondiale Spillover) in ogni dettaglio la pandemia da Covid-19. Insieme a Telmo Pievani parlerà della convivenza – possibile – tra la specie umana e il resto della biodiversità, poiché “siamo tutti legati in un’unica rete”, come scrisse Charles Darwin.
Alle 19 al Teatro Bolognini, lo scrittore, giornalista e regista Gabriele Del Grande, esperto di migrazioni, propone una riflessione fra storia, antropologia e demografia sulla libertà di movimento: Lampedusa 2050. Le migrazioni viste dal futuro. Persino in uno scenario a sbarchi zero, da qui al 2050 arriveranno regolarmente 15 milioni di immigrati africani in aereo. Il processo storico è irreversibile. In attesa della conferenza internazionale che inevitabilmente, prima o poi, ristabilirà l’uguaglianza dei passaporti, cosa dovrebbe fare l’Europa?
Vivere al margine, ai limiti delle città, della vita che pulsa nei centri, è un vivere minore? Il centro è l’origine, il luogo dove tutto accade, le periferie sono marginali, secondarie. Eppure se usiamo la metafora della ruota, non è dal centro che si percepisce il movimento, ma dalla periferia. Su questa falsariga dialogheranno l’autore e attore Ascanio Celestini, che da sempre mette in scena i marginali, i ‘poveri cristi’, e l’antropologo Marco Aime, per tentare di ribaltare una serie di luoghi comuni e di spostare lo sguardo. Per esplorare lo stare al mondo, bisogna partire da chi abita ai limiti, da microcosmi di solidarietà, esercizi di convivenza per provare a respingere egoismi e miopie (alle 21 in piazza del Duomo).
Il sabato dei Dialoghi di Pistoia si chiude con uno spettacolo e una proiezione cinematografica: alle 21.15 al Teatro Manzoni È stato un tempo il mondo, uno spettacolo musicale in cui si fondono le canzoni di Ginevra Di Marco, che interpreta testi sociali e civili della musica folk e popolare, con le poesie di Franco Arminio, tra i più amati poeti italiani; alle 22.30 al Teatro Bolognini, la proiezione di Kafka a Teheran, film diretto da Ali Asgari e Alireza Khatami.
Domenica 25 maggio si apre alle 10 al Teatro Manzoni con la lezione dell’antropologo Adriano Favole Antichi e nuovi nomadismi: siamo una specie nomade, siamo migranti inquieti e irrequieti. Le società nomadi del passato e dell’altrove non sono curiosità esotiche: ci aiutano a capire i nuovi nomadismi, che a loro volta ci aiutano a capire quelli contemporanei. I nomadi di ieri e di oggi sono accomunati da una ‘fede’: l’interdipendenza che ci lega agli altri, il superamento dei confini, il prevalere dell’orizzonte sulle piccole patrie.
Alle virtù del turismo si crede come a una religione, ma dove arriva il turismo, dopo un po’ non cresce più niente. Consumare i luoghi: overtourism ed ecologia della ricercatrice e giornalista Sarah Gainsforth, alle 10 al Teatro Bolognini, ci aiuta a comprendere il salto di scala compiuto negli ultimi 20 anni dal settore, oggi così problematico da giustificare misure securitarie per gestire i flussi in ambienti fragili: il turismo è diventato un problema di ordine pubblico, e di rottura delle relazioni dell’abitare per trasformare territori in luoghi di vacanza e di consumo, per venderli come merci.
Il cambiamento climatico non è più alle porte, è ormai dentro casa nostra: la Terra. E questa sorta di tempesta ambientale trasformerà le nostre esistenze. Nei prossimi cinquant’anni temperature più elevate e l’aumento dell’umidità renderanno vaste aree del pianeta invivibili. Le genti che le abitano saranno costrette a cercare rifugio altrove, in regioni più fresche. Quali saranno le conseguenze? Le ‘invasioni climatiche’, come cambierà il pianeta è un dialogo tra Gaia Vince, scienziata e giornalista scientifica, e l’antropologo Marco Aime, alle 11 in piazza del Duomo.
Alle 12 al Teatro Bolognini, Irene Borgna, antropologa e scrittrice, terrà la lezione Tutto scorre: non si abita due volte la stessa montagna: le montagne sono al centro di un dibattito sull’abitare e sugli abitanti: pendolari, di passaggio, nuovi, rimasti, immigrati per forza o per scelta, corteggiati o acquisiti controvoglia. Se prima si parlava di spopolamento oggi si registrano i primi segni di una nuova tendenza, ma cosa cerca e, soprattutto, cosa trova oggi chi sale in montagna? E sono pronte le montagne a ospitare chi vorrà sfuggire al clima invivibile delle città e a sopportare il carico turistico di chi già le frequenta ormai in ogni periodo del giorno e dell’anno, con ogni mezzo e senza alcuna consapevolezza del proprio impatto?
Emanuela Evangelista, biologa della conservazione e attivista ambientale, alle 15 al Teatro Bolognini spiega come Abitare l’Amazzonia, la maggior foresta tropicale del pianeta, un ambiente originario, uno dei pochi luoghi del pianeta che sembra aver resistito alla forza trasformatrice dell’homo sapiens. Ma come si vive in un piccolo villaggio dell’Amazzonia remota? Cacciatori e raccoglitori vivono, anzi sono, la comunità naturale di cui fanno parte, condividono con le altre specie spazi e risorse, collaborano. E ci offrono una visione del mondo di grande ispirazione.
Sempre alle 15, nell’Antico Palazzo dei Vescovi, l’architetta Orsina Simona Pierini fa un excursus su come è cambiato il nostro abitare le nostre case, in un continuo equilibrio tra urgenza abitativa e nuovo status sociale. Dalla casa per tutti alla casa di tutti: la cultura dell’abitare in Italia si muove tra la spinta del moderno e il riconoscimento della tradizione.
Alle 17 al Teatro Bolognini è la volta di Matteo Caccia: da anni il conduttore radiofonico raccoglie, racconta e assembla storie, le riceve, le restituisce e le mette insieme tra loro intorno a un tema in modo da triangolare, dare profondità, moltiplicare i punti di osservazione. Abitare le storie è un momento di racconto di storie sull’abitare, sullo stare nei luoghi, negli spazi e sulla maniera di farli diventare propri, una casa, un posto in cui essere la versione più simile all’idea che si ha di sé.
Costruire con la terra e con l’acqua (alle 17 nell’Antico Palazzo dei Vescovi) è un viaggio condotto dall’architetto Ferdinando Fagnola tra le più antiche architetture in terra cruda dell’Africa subsahariana. La realizzazione di tali costruzioni, che vanno dalle semplici capanne a grandi edifici, come alcune moschee di Timbuctù o Djenné, sono testimoni di antiche culture, profondamente radicate nell’ambiente, nelle cui forme si fondono esigenze abitative, abilità tecnologiche e legami con la dimensione spirituale delle popolazioni che le hanno erette.
I Dialoghi di Pistoia si concludono alle 18.30 in piazza del Duomo con la conferenza dello psicologo e psicoterapeuta Matteo Lancini Non si può stare al mondo senza stare in relazione: in un mondo sempre più frammentato dove è molto frequente sentirsi isolati, i più giovani ricercano in modo più autentico rispetto al passato gli adulti, impegnati a loro volta a sostenere che le nuove generazioni abbiano avuto troppo e siano state troppo amate. Lancini ci spiega la necessità di una nuova posizione adulta e delle responsabilità che gli adulti hanno verso le future generazioni: è suonata la campanella, inizia l’ora di relazione.
I Dialoghi di Pistoia per i più piccoli
Non mancherà il programma dedicato a bambine e bambini di età compresa tra i 4 e i 12 anni, negli spazi del Polo Culturale Puccini Gatteschi, curato da Boemondo aps con il supporto di Unicoop Firenze.
Abitudini per abitare il mondo traduce i temi del festival nel linguaggio dell’arte e del gioco con esperti, artisti e atelieriste tra cui l’autrice Arianna Papini, il filosofo Telmo Pievani e lo scrittore Andrea Valente, oltre a realtà locali come l’Ecomuseo della Montagna Pistoiese. Attraverso laboratori e narrazioni stimoleranno domande sul modo in cui abitiamo la Terra e sul nostro futuro, provando a immaginare e sperimentare le risposte (im)possibili di cui abbiamo davvero bisogno.
I Dialoghi di Pistoia in 16 edizioni hanno visto alternarsi 450 relatori, 270mila partecipanti, 5.500 volontari; 26 libri pubblicati nella collana edita da Utet (l’ultimo dei quali, Dare forme al mondo. Per un design multinaturalista di Andrea Staid, in uscita a maggio); 700 registrazioni video e audio disponibili gratuitamente sia sul canale YouTube del festival – che ha registrato quasi 5 milioni di visualizzazioni – sia in formato audio con il progetto podcast sulle principali piattaforme (Spotify, Google Podcasts e Apple Podcasts).
Il festival è ormai un sistema culturale attivo tutto l’anno che riserva una grande attenzione ai giovani. Per avvicinarli ai temi del festival si organizzano incontri per le scuole, come le lezioni tenute quest’anno dagli antropologi Marco Aime e Andrea Staid che hanno coinvolto 2mila studenti. Inoltre torna il corso di scrittura creativa per studenti a cura del Centro di Formazione Supereroi, al termine del quale sarà pubblicato il libro con i racconti scritti dagli studenti dal titolo Questa casa non è un albergo. Il libro sarà presentato al festival.
Come sempre anima del festival saranno le centinaia di volontari provenienti dalle scuole secondarie di secondo grado di Pistoia e provincia e dalle università di tutta Italia. In 16 edizioni sono stati oltre 5.500 i ragazzi e le ragazze che hanno contribuito alla buona riuscita della manifestazione, mettendosi in gioco con entusiasmo, curiosità, e grande spirito di squadra.
Tutti gli eventi sono a pagamento, il costo è di 3, 7 e 10 euro con l’esclusione dell’evento di apertura e i film, gratuiti fino a esaurimento posti, e gli eventi per bambine e bambini, gratuiti su prenotazione a boemondoaps@gmail.com. Biglietti in vendita dal 29 aprile.
Maggiori informazioni e il programma completo sul sito ufficiale e sui canali social della manifestazione.