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Caritas di Pistoia e Pescia, presentato il dossier sul tema delle povertà

Il vescovo Tardelli: "I centri di ascolto sono spazi di umanità, luoghi di incontro e di amicizia, dove la solidarietà non è un discorso astratto"

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PISTOIA – Nel primo semestre del 2025 le Caritas diocesane di Pistoia e Pescia hanno incontrato 2694 persone, con un aumento del 5,5% rispetto allo stesso periodo del 2024.

Dietro questi numeri non ci sono soltanto difficoltà economiche, ma storie di isolamento, fragilità e legami interrotti. È una povertà sempre più complessa, che non si esaurisce nella mancanza di reddito ma incide profondamente sulle relazioni e sulla dignità delle persone.

Il Dossier 2025 sulle Povertà e le Risorse, presentato oggi a Pescia alla presenza del vescovo e delle istituzioni delle due diocesi, intitolato Il Filo Spezzato, restituisce il quadro di una povertà che si allarga e tende a cronicizzarsi.

Accanto a chi vive situazioni di disagio da molti anni, cresce il numero di persone che si rivolge per la prima volta ai servizi Caritas: il 18,3% degli accessi nel 2025 è un primo contatto, percentuale che sale al 31,4% considerando gli ultimi 18 mesi. Allo stesso tempo, oltre il 45% delle persone è conosciuto da Caritas da più di cinque anni e quasi il 29% da oltre dieci, segno di percorsi di uscita dalla povertà sempre più difficili. I centri di ascolto continuano a essere il cuore dell’azione caritativa. Sono luoghi in cui si incontrano persone e nuclei familiari italiani e stranieri, in proporzioni ormai simili, e dove l’aiuto non si riduce alla risposta a un bisogno materiale. Qui l’ascolto, il dialogo e la relazione diventano strumenti fondamentali per accompagnare chi vive situazioni di fragilità.

In questo contesto si colloca la riflessione del vescovo di Pistoia e di Pescia, monsignor Fausto Tardelli, che sottolinea il valore umano e spirituale dell’esperienza dei centri di ascolto: “I centri di ascolto delle Caritas diocesane di Pistoia e Pescia continuano, anno dopo anno, a rilevare e ad accompagnare le situazioni di bisogno presenti nel nostro territorio. Si tratta di persone e nuclei familiari italiani — poco più della metà degli accessi — e stranieri, che complessivamente, nell’anno monitorato, sono stati oltre 2600”.

“Con tutte queste persone abbiamo cercato prima di tutto di dialogare e accogliere, riconoscendole non solo come portatrici di bisogni, ma come uomini e donne capaci anche di dare, di arricchire chi le incontra con il proprio vissuto e la propria storia. I centri di ascolto Caritas sono spazi di umanità, luoghi di incontro e di amicizia, dove la solidarietà non è un discorso astratto ma ha la concretezza di occhi che si incrociano, di mani che si stringono, di cuori che si aprono alla speranza. Questo è il poco che possiamo fare come Chiesa di fronte a problemi enormi come quello delle povertà. Eppure siamo convinti che sia anche molto, perché ha lo spessore denso e bello dell’umanità. Il nostro desiderio, la nostra preghiera e anche il nostro appello è che queste situazioni di disagio — principalmente economiche, ma che portano con sé a cascata problemi abitativi, lavorativi, sanitari, educativi e di solitudine — possano essere superate. Perché ciò accada occorre, oltre all’impegno quotidiano e fraterno di molti, non solo dei volontari, anche quello dei parlamenti e dei governi. Eliminare la povertà e le sue cause dovrebbe essere un obiettivo politico molto chiaro per tutti. Sui modi per raggiungerlo si può discutere, ma l’obiettivo non può essere messo in discussione. Una società sana non deve ammettere sacche di povertà al suo interno. Il Dossier di quest’anno si colloca nel contesto della prima esortazione apostolica di Papa Leone XIV, Dilexit te, dedicata all’amore verso i poveri. Il servizio delle Chiese locali attraverso le Caritas non è semplice filantropia. È una testimonianza di fede. Come ricorda il Papa, esiste un forte nesso tra l’amore di Cristo e la chiamata a farci vicini ai poveri: è un cammino di santificazione, perché nel riconoscerlo nei poveri e nei sofferenti si rivela il cuore stesso di Cristo, i suoi sentimenti e le sue scelte più profonde, alle quali ogni santo cerca di conformarsi”.

I bisogni e le fragilità

I bisogni principali rilevati dal dossier riguardano: problemi economici (64,4%); difficoltà abitative (8,2%); disoccupazione e precarietà lavorativa (7,8%); problemi di salute (5,7%).

Oltre la metà delle persone vive in affitto, spesso con canoni non sostenibili. Cresce inoltre la povertà lavorativa, che coinvolge anche chi ha un’occupazione. La disoccupazione colpisce in modo particolare le donne, quasi il 70 per cento delle quali risulta senza lavoro o inattiva.

Su questo quadro interviene anche Marcello Suppressa, direttore della Caritas diocesana di Pistoia: “La povertà oggi non è solo la mancanza di un pasto caldo o di un lavoro. È, prima di tutto, un filo spezzato. È una condizione spesso silenziosa che isola, genera vergogna e nega la dignità intrinseca della persona, creata a immagine di Dio. Con questo Dossier vogliamo accendere i riflettori su questo abisso relazionale, invitando la comunità a farsi prossima e a ricucire insieme questi legami vitali. La Caritas non è nient’altro che un’artigiana del sociale: il nostro obiettivo finale non è solo assistere, ma ricostruire la comunità. Il Filo Spezzato ci ricorda che la lotta alla povertà è una battaglia per l’umanità stessa. Ricucire quel filo significa ridare speranza, dignità e futuro. In un momento in cui la città di Pistoia si prepara a eleggere il nuovo sindaco, chiediamo alla politica, che ha il potere e il dovere di trasformare l’indifferenza in azione, di farsi carico di questi fili spezzati che minacciano la coesione delle nostre città. Ci aspettiamo che i candidati pongano i temi affrontati nel dossier al centro dei loro programmi e si impegnino a dare risposte concrete e coraggiose“.

“Il Ddssier sulle povertà non è un semplice insieme di numeri o statistiche – afferma Cristina Brizzi, direttrice Caritas di Pescia –  ma il modo con cui le nostre Chiese locali consegnano alla comunità una parola viva sulla realtà dei poveri. Dietro ogni dato c’è una storia, un volto, una domanda di ascolto e di relazione. I poveri non sono soltanto il tema di cui ci occupiamo: sono il luogo in cui Dio continua a farsi vicino, qui e oggi, nelle nostre città e nei nostri paesi. Questo Dossier è una chiamata rivolta a tutti: chiesa, istituzioni civili e comunità locali. Non per rassegnarci all’esistenza della povertà, ma per lasciarci interrogare. Nei poveri – come ci ricorda il papa nell’esortazione apostolica Dilexi te – Dio ha ancora qualcosa da dirci. Se sapremo ascoltare, non vedremo solo problemi da risolvere, ma fratelli e sorelle da incontrare, e una chiesa che, proprio a partire da loro, può diventare più umana e più fedele al vangelo“.

Il dossier Il Filo Spezzato si propone così non solo come una fotografia delle povertà presenti sul territorio, ma come un invito alla responsabilità collettiva. Ricucire i legami spezzati significa ridare dignità, speranza e futuro alle persone.

© Riproduzione riservata

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