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Al Parco di Collodi la mostra ‘Pinocchio, le mille e una storia’

Il burattino visto con gli occhi di Ilaria Leganza. Ganucci Cancellieri; "Scandagliata con sensibilità la storia della crescita umana"

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PESCIA – Il Parco di Pinocchio di Collodi ospita la mostra di illustrazione Pinocchio, le mille e 1 storia della pittrice Ilaria Leganza e curata da Filippo Lotti, nella sala espositiva del Grillo Parlante fino al prossimo 5 ottobre, visitabile tutti i giorni a ingresso libero dalle 10 alle 17.

La mostra è promossa, tra gli altri, dalla Fondazione Nazionale Carlo Collodi.

L'autrice Ilaria Leganza
L’autrice Ilaria Leganza

“Il piccolo burattino di legno che voleva diventare un bambino, ritorna nel suo luogo d’origine, tanto amato e prediletto dallo stesso autore, grazie alla mostra personale dell’artista Ilaria Leganza. Nell’affascinante contesto del borgo di Collodi, presso l’omonima fondazione, arte e cultura si intrecciano nella rassegna artistica Pinocchio- Le mille e una storia – scrive la storica e critica dell’arte, Virginia Bazzechi Ganucci Cancellieri Pittrice di origine pugliese, Ilaria Leganza si dedica con passione e dedizione all’esercizio dell’arte da diverso tempo. Formatasi all’Accademia di Belle Arti di Firenze, ha consolidato la propria tecnica attraverso lo studio costante e la sperimentazione di medium differenti. Contestualmente all’attività artistica, gli ultimi anni hanno visto l’artista impegnata in fruttuose collaborazioni con alcune case editrici per l’illustrazione di libri per adulti e bambini e, nella didattica dell’arte, come progettista”.

Come sottolinea Ganucci Cancellieri “il Pinocchio di Ilaria Leganza è un essere di legno e di carne, umano e materico, soggetto ed oggetto, ma prima di tutto, è una creatura fatta di sogni e contraddizioni. La ricerca artistica della pittrice pugliese non ci racconta solo la storia di un burattino, né tantomeno di un bambino, ma ci parla piuttosto di un’idea, che abbraccia una visione, quella dell’infanzia. Le opere, ripercorrendo i momenti più salienti della narrazione di Carlo Collodi, scandagliano con squisita sensibilità la storia della crescita umana, il processo di acquisizione della propria identità, con le sue inquietudini e contrasti. Ora ingenuo, credulone, furbo o bugiardo come dimostra il naso che si allunga ad ogni menzogna, il burattino di Ilaria Leganza esprime tutta la fatica del crescere in una epoca ostica; lo vediamo bene nelle opere “Che noia la scuola”, “Asini si diventa…”, “Oggi si digiuna” dove, nel contrasto tra l’originaria essenza cupa e oscura del racconto collodiano ed il candore e la grazia naïf  dell’ambientazione, affiora con forza l’acerba umanità di un bambino timoroso delle mutazioni che ancora lo attendono nel suo percorso formativo che, un giorno, lo porterà a essere finalmente uomo”.

Il suo è un Pinocchio altamente introspettivo – prosegue – un burattino perennemente in fuga che mente, alla ricerca però di se stesso; l’artista lo denuncia con chiarezza in “Io sono Pinocchio” dove la marionetta di legno inserita in una atmosfera sospesa, come di rivelazione, che annuncia la futura epifania della propria riscoperta identità, non guarda dritto davanti a sé, come se avesse il mondo sotto controllo, né incontra lo sguardo dello spettatore, ma si perde lontano in un mondo che è solo suo. La rilettura della celeberrima opera letteraria, non si arena però in una pedissequa rivisitazione in chiave del Bildungsroman, il romanzo di formazione, ma si avventura tra sentieri inesplorati ed interpretazioni accattivanti. Il Pinocchio di Ilaria Leganza è un laboratorio di idee, soluzioni grafiche e pittoriche complesse ed articolate, capaci di catturare l’interesse del lettore ed affascinarlo. E’ favola, avventura, ironia e poesia assieme, nel quale ognuno di noi può riconoscere la propria quotidiana vicenda, la gioia e la fatica del crescere e del vivere dei nostri giorni. Ci accorgiamo infatti che Pinocchio bambino proietta alle sue spalle l’inconfondibile ombra del naso burattinesco, a evidenziare la sua vera natura sotterranea, ineliminabile e, in un certo senso, anche i lati oscuri e ribelli di ognuno di noi. Nelle opere dell’artista, la creatura metamorfica collodiana diventa dunque anche avanguardia, simbolo, movimento, maschera e più in generale pretesto, per indagare e raccontare luci ed ombre della società contemporanea, in una narrazione universale e senza tempo”.

“Dal punto di vista formale – dice ancora – le opere in mostra denotano una cifra stilistica colta, contraddistinta da una notevole padronanza dei mezzi tecnici, densa di suggestioni ed ascendenze differenti, sapientemente rielaborate per dar vita a composizioni originali, dal registro sdrucciolevole e cangiante. In questa nuova impresa artistica infatti, Ilaria Leganza dimostra ancora una volta la capacità rigenerativa della propria arte, adattando il proprio registro linguistico alle sollecitazioni psicologiche ed emotive di questa nuova sfida pittorica. Senza tradire l’essenza della propria arte, contraddistinta da una insuperabile lucidità analitica e rigore formale, la forza costruttiva ed edificatoria delle opere precedenti si attenua; le architetture incombenti  si ridimensionano lasciando stavolta più spazio alle figure, ai protagonisti della favola, mentre le atmosfere si arricchiscono in questo caso di una ben calibrata miscela di reale e surreale; tale compresenza, a differenza del passato, non crea ossimori destabilizzanti tra realtà e non, ma piuttosto dà vita ad una percezione straniante che sembra far quasi naturalmente parte della realtà. Non dobbiamo inoltre tralasciare di evidenziare l’eleganza e limpidezza del segno, così come la forte impronta grafica delle opere, accentuata dalla predilezione per una cromia ridotta e per l’utilizzo di palette fumose e di terra, che conferiscono un fascino sottile alle sue rappresentazioni, sempre in bilico tra il mondo dell’illustrazione e della pittura”.

“Nella rassegna artistica Pinocchio- Le mille e una storia, – afferma la storica e critica dell’arte Ganucci Cancellieri –  Ilaria Leganza dimostra dunque meraviglioso ingegno inventivo, grazie al quale la crudeltà della verità è sempre temperata da una raffinata ironia e da una delicata vena di gentilezza, che unite ad una vivida immaginazione danno vita a spazi ideali; spazi fantastici che sotto l’apparente tono favolistico si trasformano in veri e propri osservatori sulla realtà contemporanea.  L’artista infatti trasforma la memoria da privata a collettiva e apre, con la discrezione che le appartiene, uno spiraglio sui mondi interiori. La sua arte, proprio come la fiaba, diventa uno degli strumenti più efficaci di conoscenza e di presa di coscienza del rapporto uomo-mondo, dove i personaggi sono in realtà i labirinti che si attraversano nella vita, i luoghi dell’esperienza, della perdita, della scoperta del sé, dove tutto si fa sottile metafora dell’esistenza e, in cui tutti, siamo Pinocchi, ciuchini e spettatori.

“La mostra di Ilaria Leganza, alla Fondazione Collodi – conclude – stupisce per la sua eleganza pedagogica, così come per la sua capacità di creare connessioni virtuose tra arte e cultura. Pinocchio è uno dei personaggi più affascinanti che esistano: corre e va, gambe in spalla, come i sogni inafferrabili; somiglia alla nostra vita come forse l’abbiamo sognata una notte senza ricordarcela. Per fortuna Ilaria Leganza si è svegliata, l’ha ricordata e l’ha dipinta”.

La mostra si può visitare con ingresso libero entrando in senso contrario, ovvero dall’uscita del Parco di Pinocchio. Per informazioni: 331.2098223 – www.pinocchio.it.

 

© Riproduzione riservata

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