Getting your Trinity Audio player ready...
|
MONTECATINI – Giovanni Scifoni è San Francesco nel suo monologo Fra’.
Sabato (18 ottobre) alle 21 al Teatro Verdi di Montecatini nel suo monologo orchestrato con laudi medioevali e strumenti antichi, Giovanni Scifoni mette in scena la vita del poverello di Assisi e del suo straordinario valore artistico
Attore amato dal grande pubblico per la sua partecipazione in serie televisive popolari come Don Matteo e Doc, ma anche sul grande schermo dove esordisce con La meglio gioventù, di Marco Tullio Giordana, nel ruolo di Berto, e sul web (web-fiction La mia Jungla, vincitrice del Prix Italia 2020), porta a teatro il suo monologo su San Francesco, Fra’ San Francesco, la superstar del medioevo
Tutti conoscono san Francesco. Perché è così irresistibile? Era un artista, forse il più grande della storia: nessuno ha mai raccontato Dio con tanta creatività. In un monologo orchestrato con laudi medioevali e gli strumenti antichi di Luciano di Giandomenico, Maurizio Picchiò e Stefano Carloncelli, Giovanni Scifoni si interroga sulla figura del santo più pop che ci sia e percorre la vita del poverello di Assisi e il suo sforzo ossessivo di raccontare il mistero di Dio in ogni forma, fino al logoramento fisico che lo porterà alla morte. Le sue prediche erano capolavori folli e visionari. Erano performance di teatro contemporaneo. Giocava con gli elementi della natura, improvvisava in francese, citando a memoria brani dalle chanson de geste, stravolgendone il senso, utilizzava il corpo, il nudo, perfino la propria malattia, il dolore fisico e il mutismo. Dalla predica ai porci fino alla composizione del Cantico delle creature, il primo componimento lirico in volgare italiano della storia, Francesco canta la bellezza di frate sole dal buio della sua cella, cieco e devastato dalla malattia.
Francesco sapeva incantare il pubblico, folle sterminate, sapeva far ridere, piangere, sapeva cantare, ballare.
“Il vero problema con cui mi sono dovuto scontrare preparando questo spettacolo è che Francesco era un attore molto più bravo di me”, dice Scifoni
E poi il gran finale, la morte, il rapporto di fratellanza, quasi di amore carnale che aveva Francesco con Sora nostra morte corporale, da la quale nullu homo vivente pò scappare.