(Adnkronos) – Il trattamento con mepolizumab, primo anticorpo monoclonale mirato contro l’interleuchina-5 (Il-5) impiegato nel trattamento della rinosinusite cronica con poliposi nasale determina non solo il controllo dei sintomi della malattia, ma anche un ripristino delle alterazioni del tessuto nasale. Sono i risultati dello studio del gruppo fiorentino guidato da Andrea Matucci, dirigente medico del Reparto di Immunoallergologia Aou Careggi, Firenze, focalizzato sull’effetto di mepolizumab sul tessuto dei polipi nasali – condotto dal gruppo dei ricercatori dell’Ospedale Universitario Careggi di Firenze, recentemente pubblicato su ‘J Investig Allergol Clin Immunol’ – che, per la prima volta, lega i benefici clinici dell’utilizzo del farmaco con le osservazioni a livello microscopico del tessuto nasale.
Ricorrendo a una metafora, questi risultati si potrebbero spiegare osservando che, nell’organismo umano – spiega una nota diffusa da Gsk – a volte ci sono cellule che prendono la strada sbagliata. Così, pur avendo naturalmente funzioni difensive, assumono caratteristiche nocive per l’organismo e diventano carburante per la patologia. Parliamo in questo caso di eosinofili: tra le più comuni cellule del sistema immunitario. Per fortuna, la ricerca mette a disposizione terapie mirate che riescono da un lato a ‘silenziare’ le unità divenute ‘cattive’ e dall’altro a preservare la funzione delle cellule stesse, fondamentale per il buon funzionamento dell’organismo.
Come è noto- spiegano gli esperti – esistono sottopopolazioni distinte di eosinofili nell’organismo umano. Ci sono eosinofili residenti nei tessuti che proteggono l’equilibrio fisiologico dell’organismo, ed eosinofili infiammatori, cellule strutturalmente differenti e distinguibili, coinvolte nell’insorgenza di patologie come l’asma e la rinosinusite cronica con poliposi nasale. Mepolizumab, con la sua azione anti Il-5, riesce a ridurre specificamente gli eosinofili infiammatori, laddove essi sono alla base di alcune patologie, senza compromettere la popolazione di eosinofili residenti, che continuano a svolgere le loro funzioni fisiologiche protettive. Insomma: risparmia i buoni, che possono così continuare a svolgere le loro normali funzioni finalizzate a mantenere uno stato fisiologico, consentendo di ‘spegnere’ la reazione infiammatoria che sta alla base di molte forme gravi di asma e della formazione (e recidiva) dei polipi nasali, legati alla rinosinusite cronica. Nel dettaglio, la ricerca ha preso in esame 15 pazienti affetti da rinosinusite cronica con poliposi nasale, condizione che comporta una modifica del tessuto epiteliale delle cavità nasali. L’alterazione tissutale è alla base della formazione dei polipi, con conseguente ostruzione nasale, dolore, perdita dell’olfatto e, soprattutto, recidive frequenti anche dopo interventi mirati. Va anche segnalato che, a confermare l’unicum nei meccanismi che stanno alla base delle due patologie, i pazienti presentavano anche asma con influenza negativa vicendevole dei due quadri patologici.
“Il trattamento con mepolizumab è stato somministrato per una durata mediana di circa 7 mesi – spiega Matucci – I risultati hanno evidenziato una riduzione significativa degli eosinofili infiammatori, non solo nel sangue, ma anche direttamente nella mucosa nasale, sede della formazione dei polipi nasali. Questo ha portato a benefici clinici significativi, tra cui la riduzione della dimensione dei polipi nasali, il contestuale controllo dell’asma, un miglioramento della qualità della vita e il recupero del senso dell’olfatto”.
Inoltre, grazie a una ricerca estremamente fine, si è visto al microscopio che, grazie al trattamento con mepolizumab, si riesce a ‘riparare’ il tessuto di rivestimento interno del naso. “Prima della terapia, l’epitelio appariva danneggiato e pieno di cellule infiammatorie; dopo il trattamento, mostrava una struttura rigenerata e fisiologicamente normale – chiarisce Alessandra Vultaggio, professore associato di allergologia e immunologia clinica Aou Careggi, Firenze – Questo significa che, oltre a ridurre l’infiammazione, mepolizumab contribuisce a ristabilire l’integrità del tessuto e a migliorare il funzionamento delle vie respiratorie superiori. È un risultato molto rilevante, perché ci fa comprendere che intervenire precocemente sui meccanismi biologici alla base della malattia può cambiarne il decorso. La possibilità di osservare un effetto così diretto a livello tissutale apre la strada a nuovi studi e a un approccio terapeutico sempre più mirato e personalizzato”.
Si riconferma quindi la centralità dell’interleuchina 5 anche nella rinosinusite cronica con poliposi nasale: l’inibizione specifica della stessa e la conseguente riduzione degli eosinofili infiammatori (con il mantenimento della popolazione delle cellule eosinofile ‘buone’) rappresenta quindi una strategia terapeutica di grande interesse anche per questa patologia, a conferma di quanto visto nello studio Mesilico che aveva dimostrato risultati simili a livello dei bronchi in pazienti asmatici, collegando un effetto del meccanismo del farmaco a livello tissutale con risultati di efficacia clinica. In entrambi i casi quindi il controllo della via di segnale dell’interleuchina 5 porta degli effetti sul tessuto che si traducono in un miglioramento clinico.
Grazie alla cura con mepolizumab si può puntare a invertire i danni tissutali provocati dall’infiammazione cronica, migliorando significativamente le prospettive per i pazienti affetti da rinosinusite cronica con poliposi nasale. “Per chi vive con asma grave e poliposi nasale, riuscire a respirare bene e sentire gli odori non è qualcosa che si dà per scontato – sottolinea Luciano Cattani, presidente di Associazione asma grave Odv e delegato Federasma e allergie Odv Federazione italiana pazienti – Queste persone spesso convivono per anni con sintomi che limitano profondamente la qualità della vita: la difficoltà a dormire, la perdita dell’olfatto, il fiato corto anche per sforzi minimi. Sapere che la ricerca sta aprendo nuove prospettive con terapie capaci di agire alla radice del problema, e non solo di alleviarne i sintomi, dà speranza concreta a tanti pazienti e alle loro famiglie. La tempestività nell’accesso alle terapie biologiche è cruciale per migliorare la qualità di vita di chi convive con queste patologie. Oggi possiamo guardare al futuro con più fiducia, perché la medicina sta imparando a essere sempre più ‘su misura’ anche per chi convive con patologie croniche respiratorie come l’asma severo e la rinosinusite con poliposi nasale”.
La ricerca scientifica ha identificato nel tempo una serie di bersagli chiave per il trattamento efficace di queste malattie infiammatorie di tipo 2. Tra questi spiccano le citochine, in particolare l’Il-5, che agisce come orchestratrice di una complessa cascata infiammatoria. Questo processo coinvolge diverse cellule e mediatori dell’infiammazione, contribuendo allo sviluppo, alla cronicità e, in alcuni casi, alle riacutizzazioni delle malattie.
“L’introduzione delle terapie biologiche per patologie croniche che impattano significativamente la qualità della vita, come l’asma severo e, più recentemente, la rinosinusite cronica con poliposi nasale, ha rappresentato un progresso straordinario nella gestione di queste malattie – commenta Sara De Grazia, responsabile medico dell’area terapeutica di Gsk – Oggi, possiamo parlare di remissione clinica, un traguardo impensabile fino a pochi anni fa. Questo progresso è stato accompagnato da una comprensione sempre più approfondita dei meccanismi immunologici e infiammatori che regolano l’insorgenza e il decorso di queste patologie. Il lavoro dagli esperti fiorentini guidati da Andrea Matucci segna un passo fondamentale nella moderna gestione delle malattie respiratorie croniche e per noi di Gsk è uno sprone a continuare nel nostro impegno in quest’area per offrire risposte mirate ad ogni paziente sulla base della sua specifica condizione, a carico delle alte o basse vie respiratorie”.
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