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Ponte sullo Stretto, cosa dice la Corte dei Conti e cosa può fare il governo: il nodo è la responsabilità

(Adnkronos) – Il Ponte sullo Stretto di Messina bocciato dalla Corte dei Conti. La sintesi giornalistica sconta, come è naturale che sia, la compressione di concetti più complessi che ogni titolo comporta. Per capire cosa significhi effettivamente la decisione di non concedere il visto di legittimità alla delibera Cipess che ha approvato il progetto definitivo è quindi necessario andare oltre il titolo.  

Il nodo centrale, che non è legato a un giudizio politico o di merito sull’opportunità o meno di procedere con l’opera infrastrutturale, è la responsabilità di quello che si farà o che si intende fare. Semplificando, la Corte ha deliberato che il progetto non è conforme alle norme e alle regole previste e che quindi non può avere il via libera, la registrazione della Corte dei Conti.  

L’organo di controllo, del resto, serve esattamente a questo: a verificare la conformità con la legge di una procedura e, con la sua ‘bollinatura’, ad assumerne la responsabilità. In questo caso specifico, il parere negativo sarà articolato nelle motivazioni e indicherà le ragioni per cui questa responsabilità, contabile e giuridica, non può essere assunta. 

La domanda che segue immediatamente la notizia è: cosa succederà ora? E la risposta si trova, ancora una volta, nel concetto di responsabilità. Se il governo, come è prevedibile in questo momento, vorrà andare avanti dovrà farlo assumendosi la responsabilità di procedere comunque, nonostante il parere espresso dalla Corte dei Conti. Tecnicamente, serve una delibera del Consiglio dei ministri che attesti come il Ponte sullo Stretto sia un’opera che risponde a ‘interessi pubblici superiori’. Diventerebbe poi un atto registrato ‘con riserva’ dalla Corte dei Conti. 

In estrema sintesi, come riportato dal sito della Corte dei Conti, “il controllo di legittimità serve ad assicurare che un atto o un’attività siano conformi alla legge”. In caso di mancata concessione del via libera, si può arrivare alla ‘registrazione con riserva’. Ecco come: “nel caso in cui il controllo riguardi un atto governativo, l’amministrazione interessata, in caso di rifiuto di registrazione, può chiedere un’apposita deliberazione da parte del Consiglio dei ministri, il quale, a propria volta, può ritenere che l’atto risponda ad interessi pubblici superiori e debba avere comunque corso. In questo caso la Corte dei conti pronuncia a Sezioni riunite, le quali, ove non ritengano venute meno le ragioni del rifiuto, ordinano la registrazione dell’atto e vi appongono il visto con riserva. L’atto registrato con riserva acquista piena efficacia, ma può dare luogo ad una responsabilità politica del Governo, in quanto la Corte trasmette periodicamente al Parlamento l’e lenco degli atti registrati con riserva”. 

Quindi, concludendo, il progetto del Ponte può andare avanti ma con una ulteriore assunzione di responsabilità del governo, che somma all’iniziativa politica anche la decisione di portarla avanti nonostante il parere di legittimità negativo della Corte dei Conti. (Di Fabio Insenga) 

 

economia

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