(Adnkronos) – La svolta si lega a un incontro casuale e a un regalo fortunato. "Prima di partire per i Mondiali, una ragazza in palestra mi ha regalato un braccialetto con una farfalla. In quel momento, sognavo di essere quell’animale. Ma non una farfalla che vola, una che attacca". Michela Moioli lo racconta in esclusiva all’Adnkronos e quasi si commuove dopo l’ennesimo trionfo. La ragazza dei record dello snowboard azzurro ha archiviato un’altra stagione da favola, chiudendo il cerchio di una carriera costellata di successi con l’oro nel cross ai Mondiali di Engadina. “Prima di scendere in pista me lo ripetevo come un mantra. E rivedevo la leggerezza e la potenza del battito di quelle ali. Si nota pure in qualche video della finale, in cui inquadrano il mio labiale. Era una sorta di dialogo interiore, per stare sul pezzo”.
Moioli è tornata a volare per prendersi l’unico titolo mancante nel suo palmares, dopo l’oro olimpico del 2018 e tre Coppe del Mondo. Ma una caduta avrebbe potuto compromettere tutto… "È successo nel training. Un paio di giorni prima della finale, in un punto in cui sono andati giù tanti atleti. Mi ha obbligato a non pensare alle medaglie e ai risultati, ma a concentrarmi solo su me stessa. Cercando di gestire il dolore per arrivare in gara e provare a dare il meglio. Mi sono tolta tante aspettative di dosso, non volevo e non potevo pretendere troppo da me”.
Qual è stata la chiave? “Una caduta a due giorni dalla finale dei Mondiali non fa piacere. È stato fastidioso, ma insieme alla squadra, al mio preparatore e al fisioterapista abbiamo gestito bene la situazione. Mi sono concentrata sull’affrontare tutto a piccoli passi”.
Cosa lascia una stagione così particolare? “Ho avuto momenti di difficoltà, non lo nascondo. Problemi fisici, ma anche personali. Situazioni abbastanza impegnative. Ciò che mi porto dietro è l’aver imparato ad affrontare i problemi, a starci dentro senza scappare. Viverli nonostante la fatica mi ha permesso di andare avanti. Porterò l’insegnamento con me, perché nella vita certe situazioni capitano e aver imparato a navigare con consapevolezza è una forza che in passato non avevo”.
L’istantanea della stagione? “Dico il fotofinish dei Mondiali, lo scatto con cui ho conquistato l’oro. Quella finale riassume Michela. Ho vissuto mesi in bilico, ma nella gara giusta sono riuscita a fare la cosa giusta nel momento giusto. Ed è ciò che resta. Penso anche alla foto di tutta la mia squadra sul podio e sorrido. Abbiamo tribolato parecchio, la medaglia è stata la giusta ricompensa”.
In una recente intervista al settimanale Sportweek ha parlato dei continui paragoni con il genere maschile per esaltare una grande prestazione sportiva femminile. Perché ha sottolineato questo aspetto? “Ho constatato una tendenza della nostra cultura, senza generalizzare. Siamo abituati a utilizzare il termine maschile come paragone, addirittura i miei allenatori mi dicono ‘Vai forte come un uomo’. Ecco, vorrei che un giorno a un bambino o a una bambina si dicesse ‘Wow, scendi come Moioli’. È giusto che ci siano punti di riferimento non solo maschili”.
A proposito di bambini, tanti la guarderanno e sogneranno con lei alle prossime Olimpiadi. “Con i Mondiali ho chiuso un cerchio, volevo la vittoria per completare il mio percorso da atleta. Ora arriverò a Milano Cortina, la mia quarta Olimpiade, con molta più serenità. È un cambiamento di approccio. Voglio godermela, non capita a tutti di giocarsi un evento così in casa. Poi, al cancelletto mi si chiuderà la vena e vorrò vincere. Stavolta proverò a sfruttare la maturità e l’esperienza che non avevo”.
Le gare di snowboard saranno a Livigno, che conosce molto bene. “Non abbiamo ancora provato il percorso, perché stanno ultimando i lavori, ma mi auguro che a dicembre ci sia la possibilità di farlo. Per il resto, ho familiarità con il territorio e le sue piste, è un vantaggio perché c’è la sensazione di stare a casa. In termini di atmosfera e logistica”.
Familiarità, in gara, significa anche visualizzazione. Che lavoro si fa in questo senso? “Io di solito visualizzo la gara durante e dopo l'inspection, prima delle prove e delle finali. È un po' fare la pista in anticipo. Sappiamo come funziona la psicologia, immaginare il gesto è già portare il corpo oltre. Così sembrerà un film già visto. È fondamentale pensarsi sul tracciato, meglio se davanti agli avversari. Negli anni l’ho imparato e oggi cerco di insegnarlo ai giovani, visto che non tutti conoscono questa tecnica”.
A proposito, le capita mai di dare consigli a chi vuole tuffarsi in questo sport? “È sempre bello trasmettere qualcosa, o almeno provarci. Anche se non è facile trasferire l’esperienza, il vissuto, le proprie conoscenze. Quando su 100 cose ne passano 5 o 6, è già un ottimo risultato. Con la mia compagna di squadra Lisa Francesia Boirai si è creato un bellissimo rapporto. È molto più giovane di me, ma penso di averle lasciato belle cose. Se qualche anno fa lo avessero fatto anche con me, di sicuro sarebbe stato più facile”.
Chi è Michela Moioli fuori dalla pista? “Una ragazza normale. Faccio cose straordinarie nello sport, ma anche noi atleti vogliamo trascorrere momenti di pace e tranquillità a casa. Io amo stare con le mie nipotine Aurora e Camilla, portare il cane a spasso, uscire con le amiche. E sono sempre una malata di sport. Non riesco a stare un giorno ferma, che sia bici, skate o surf. Ho la fortuna di condividere queste passioni con gli amici”.
E poi c’è lo studio, visto che frequenta la facoltà di Scienze Motorie. Come si coniuga con la vita da sportiva professionista? "Non è facile, io sono iscritta a un programma dual career per atleti all'Università di Bergamo e c’è flessibilità per le date degli esami. Bisogna studiare sempre, ma ci sono periodi dell’anno dove riesco di più, come l’estate, e altri in cui non tocco libri per due o tre mesi. Dipende. Lo studio mi piace anche perché metto la testa su qualcosa che non riguarda per forza lo snowboard. Inoltre, il cervello va allenato. Come il fisico”.
Come vorrebbe sfruttare gli studi tra qualche anno? “Trasmettendo la mia passione, ciò che ho imparato in pista ma anche fuori. Collaboro già con una scuola di sci a Bergamo e mi piacerebbe fare con loro un bel progetto sullo snowboard, visto che hanno anche una struttura estiva che permette ai ragazzi di sciare tutto l’anno con costi contenuti. Senza sottovalutare la parte di palestra e preparazione”.
Da Bormolini a Fischnaller, gli azzurri dello snowboard hanno vinto tutto in stagione. Come ha fatto l’Italia a raggiungere questi livelli? “L’atleta va al cancelletto, ma dietro c’è una macchina che lavora tutto l’anno. Lo snowboard alpino ha vissuto una stagione eccezionale e sono tutti fortissimi, forse proprio questo aiuta. Ci tiriamo uno con l’altro e la competizione è positiva. Spinge sempre a fare meglio”.
Il gruppo azzurro ha vissuto in queste settimane il grave infortunio di Federica Brignone. Vi siete sentite? “Non ancora, credo che in questo momento abbia voglia e bisogno di stare con sé stessa. Sta passando una cosa forte, ma sono convinta che troverà il modo di venirne fuori alla grande”.
Di Brignone si è parlato molto per il ruolo di portabandiera. Lei hai avuto l’onore nel 2022… “E non lo dimenticherò. A Pechino faceva un freddo cane, ma io ero sudatissima per l’agitazione. Poi, alla consegna del tricolore, ho versato qualche lacrima e ho ripensato al mio percorso. È stata una giornata impegnativa, ma memorabile”. Magia delle Olimpiadi. (di Michele Antonelli) —milano-cortina-2026/protagonistiwebinfo@adnkronos.com (Web Info)
Moioli: “L’oro ai Mondiali chiusura di un cerchio, ora voglio godermi Milano Cortina”
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