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Criptovalute: le novità su tassazione e regole dal 1° gennaio 2025

(Adnkronos) – Come cambieranno la tassazione e le regole sulle criptovalute, o per meglio dire le cripto-attività, a partire dal prossimo 1° gennaio? Nel testo del Disegno di Legge di Bilancio presentato alla Camera, il punto di partenza dell’iter parlamentare della Manovra 2025, è stato inserito l’aumento della tassazione delle plusvalenze da criptovalute dal 26 al 42%. L’aumento verrebbe congelato da un emendamento al testo, da approvare nel corso dell’iter parlamentare alla Camera. La tassazione delle plusvalenze rimarrebbe quindi del 26% nel 2025 e salirebbe al 30% ma solo a partire dal 2026. Il quadro normativo in attesa dell’approvazione della Legge di Bilancio 2025.
 

  Stanno per essere formalizzati gli emendamenti al testo della Manovra 2025, che dovrebbe arrivare in Aula della Camera il prossimo 16 dicembre. Tra le modifiche è prevista una retromarcia sull’aumento della tassazione delle plusvalenze da cripto-attività inserita nel DDL di Bilancio. Le operazioni che riguardano le criptovalute sono “tassate” se consentono un guadagno per chi le effettua. Deve infatti essere applicata una ritenuta sulle plusvalenze, la differenza positiva tra il prezzo di vendita e di acquisto di una criptovaluta, ad esempio Bitcoin. Tale ritenuta è del 26% e si applica con una soglia di esenzione di 2.000 euro. In altre parole i guadagni inferiori a 2.000 euro non sono tassati. Il testo del DDL di Bilancio 2025 prevede l’innalzamento dell’aliquota dal 26% al 42% con un maggior gettito di circa 16,7 milioni di euro annuali. Un ordine di grandezza nettamente inferiore rispetto a quello di altri interventi inseriti nella Manovra. Nel corso dell’iter parlamentare sta prendendo forma un congelamento dell’aumento per l’anno 2025 motivato, tra le altre ragioni, dal rischio di introdurre una norma che preveda una differente tassazione tra investimenti diretti in cripto-attività e investimenti diretti tramite fondi di investimento e strumenti derivati. Rimandando l’aumento per il 2025, per il prossimo anno entrambe le categorie di investimento sarebbero tassate al 26%. Nell’iter parlamentare, l’aumento per la tassazione da applicare alle plusvalenze delle criptovalute slitterebbe in avanti: sarebbe previsto solo a partire dal 2026 e in modo più contenuto. La tassazione delle plusvalenze passerebbe dal 26 al 30%. Per l’ufficialità si dovrà tuttavia attendere la formalizzazione del testo dell’emendamento e l’approvazione della Legge di Bilancio 2025, al termine dell’iter parlamentare.  In attesa di sapere quale sarà il nuovo scenario a partire dal 1° gennaio 2025, le strade per chi ha investito in criptovalute sono principalmente tre. Il primo consiste nel vendere tutte le proprie criptovalute, dai Bitcoin alle altre tipologie, così da avere la sicurezza di dover pagare un’imposta sulle plusvalenze del 26%, come da regole attualmente in vigore. La seconda opzione è quella di tenere tutte le proprie cripto-attività nel proprio portafoglio, aspettando di sapere quali saranno gli sviluppi normativi e le novità in arrivo con la Legge di Bilancio 2025. La terza scelta può essere quella di vendere solamente parte delle criptovalute entro la fine del 2024, rimanendo sotto la soglia attualmente prevista per l’esclusione dalla tassazione delle plusvalenze, fissata a 2.000 euro. A prescindere dalle scelte relative alle criptovalute detenute nel proprio portafoglio, il solo possesso porta con sé specifici adempimenti collegati con il monitoraggio fiscale. Il possesso di criptovalute, NFT e altre cripto-attività, al pari degli investimenti all’estero o delle attività estere di natura finanziaria, deve essere indicato nella dichiarazione dei redditi annuale. L’obbligo si applica anche se tali attività non hanno portato guadagni e a prescindere dalle modalità di detenzione. Nello specifico devono essere indicate nel quadro RW del modello Redditi persone fisiche o nel quadro W del modello 730, dopo le modifiche alle più recenti versioni dei dichiarativi. Nel caso di plusvalenze si dovrà utilizzare anche il quadro RT del modello Redditi persone fisiche, che potrà essere usato al posto del modello 730 per evitare l’invio di un doppio dichiarativo. —economia/fiscowebinfo@adnkronos.com (Web Info)

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