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Come cambia il Lavoro con l’Intelligenza Artificiale? Se porsi la domanda è legittimo, avere una sola risposta è impossibile. Gli ultimi dati Istat diffusi a metà gennaio ci confermano che anche in Italia il processo, seppure in ritardo, è già cominciato. Un terzo delle grandi aziende utilizza tecnologie di Intelligenza Artificiale ed è cresciuta dal 5,0% all’8,2% la quota di imprese con almeno 10 addetti che utilizza tecnologie IA. Dall’impatto sull’occupazione fino alle prospettive fiscali, tra sfide e opportunità, il futuro è ancora tutto da scrivere. Come la storia della tecnologica insegna, determinante sarà la capacità di accogliere e governare l’intelligenza delle macchine da parte di tutti gli attori della catena globale del Lavoro. Secondo i dati dell’Osservatorio Artificial Intelligence del Politecnico di Milano, diffusi il 6 febbraio 2025, il mercato dell’Intelligenza Artificiale in Italia ha raggiunto la quota record di 1,2 miliardi di euro con una crescita del 58% rispetto al 2023. E il valore dell’IA, sia nell’economia italiana che in quella globale, è destinato a crescere in maniera esponenziale: da questa consapevolezza nasce la certezza che l’Intelligenza Artificiale cambia, e cambierà sempre di più, il Lavoro.
Per i lavoratori e le lavoratrici, per le imprese e per gli interi sistemi-Paese conoscere e utilizzare le potenzialità delle macchine sarà sempre più determinante in termini di competitività. Le grandi aziende italiane, seppur con ritardo rispetto all’Europa, si stanno avvicinando sempre di più ad algoritmi e tecnologie avanzate: il processo, anche se con passo più lento, sta interessando via via anche anche le piccole e medie imprese.
Automazione dei compiti ripetitivi e aumento della produttività, nuove opportunità di lavoro e necessità di acquisire nuove competenze, ma anche sfide etiche e sociali, come la tutela della privacy e l’impatto sull’occupazione: è questa, in estrema sintesi, l’ondata di rivoluzione che l’IA porta nel mondo del Lavoro secondo Gemini, la macchina gestita da Google. Ed è una sintesi estrema ma esaustiva. La tecnologia non salva e non distrugge. Sicuramente, però, cambia le carte in tavola e le regole di gioco. I sistemi di IA, ad esempio, potranno ottimizzare il dialogo tra aziende, dipendenti e professionisti, facilitando, ad esempio, l’incontro tra domanda e offerta con effetti positivi anche dal punto di vista occupazionale. Ma accanto alle opportunità, non mancheranno i rischi. Da un lato lavoratori e lavoratrici dovranno potenziare le loro competenze, aggiornarsi e integrare le loro azioni con quelle delle macchine, dall’altro tutti gli altri attori in campo, dal Legislatore ai datori di lavoro, dovranno tenere conto anche dell’IA nei processi produttivi, delle possibili distorsioni legate all’uso delle macchine e dalle tutele necessarie per salvaguardare i diritti e arginare le disuguaglianze. Un occhio di riguardo dovrà essere riservato proprio alle lavoratrici e ai lavoratori meno qualificati che risulteranno meno pronti a cogliere i vantaggi dell’IA. Se la macchina può svolgere le mansioni attualmente svolte dalle persone, il rischio di una disoccupazione tecnologica data da una sostituzione è concreto, così come concreta è l’opportunità di liberarsi di compiti ripetitivi, o in alcuni casi, anche pericolosi. Come sottolineato in principio, non c’è una sola risposta alla domanda come cambia il Lavoro con l’IA? perché l’impatto può essere anche molto diverso, ad esempio, da un settore all’altro. I tempi non sono ancora maturi per studiare effetti tangibili sull’occupazione ma, senza dubbio, alcuni lavori scompariranno e altri stanno nascendo o nasceranno, e altri ancora saranno profondamente stravolti. Come emerge dall’analisi diffusa nel 2024 dal CNEL (Consiglio Nazionale Economia e Lavoro) su Intelligenza Artificiale e Mercati del Lavoro, gli studi concordano su un punto: l’impatto delle macchine intelligenti sarà più forte nelle professioni impiegatizie, nei settori legati ai servizi finanziari, contabili, legali e, in generale, sui lavoratori e sulle lavoratrici della conoscenza. Meno esposti, invece, saranno tutte e tutti coloro che svolgono lavori manuali o basati sull’interazione sociale, come ad esempio chi opera nel settore domestico, della cura, della ristorazione. Ma le novità che arrivano dall’Intelligenza Artificiale non si possono circoscrivere al fronte occupazionale e tocca perfino il perimetro fiscale. Per i settori più esposti a una contrazione del lavoro umano, è necessario considerare le contromisure da adottare anche per la perdita di gettito derivante dalla riduzione del reddito da lavoro. Il dibattito, infatti, è già aperto da anni: al centro c’è la cosiddetta
robot tax, che potrebbe assumere la forma di una tassazione da applicare alle macchine o alle aziende che le utilizzano con l’obiettivo di distribuire i benefici dell'innovazione tecnologica e mitigare gli effetti negativi della disoccupazione tecnologica. Tutti gli ingranaggi del sistema sono già immersi in un processo di evoluzione ed è il presente, tra sfide e opportunità, il tempo in cui si pongono le basi per i cambiamenti che arriveranno dall’IA: nel mondo del Lavoro, e non solo. —economia/fiscowebinfo@adnkronos.com (Web Info)
Come cambia il Lavoro con l’Intelligenza Artificiale
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