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Servizi sociali nei comuni italiani, ne beneficiano 56 italiani ogni mille

L’Italia si conferma uno dei Paesi più anziani al mondo, con una popolazione residente scesa a 58,9 milioni e un nuovo minimo storico di nascite: 370.000 nel 2024. Questa transizione demografica, unita a un numero crescente di persone non autosufficienti, stimato in oltre 4 milioni, mette sotto pressione il sistema dei servizi sociali comunali. A dimostrarlo è la relazione del 2025 del Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro (Cnel), secondo la quale, nel 2022, i beneficiari delle prestazioni sociali sono saliti a una media di 56,7 ogni mille abitanti, segnando un aumento rispetto ai 54,4 dell’anno precedente.

In questo scenario, i comuni rappresentano il “front office” della pubblica amministrazione: il primo presidio per rispondere ai bisogni primari di cittadini e famiglie.

La “trappola” della spesa sociale italiana

La spesa media pro capite per i servizi sociali si è attestata a 126 euro, con un incremento nominale del 5%. Tuttavia, il Cnel ha evidenziato una criticità economica: tale crescita risulta inferiore al tasso di inflazione registrato nel 2022 (8,1%), traducendosi di fatto in una contrazione delle risorse disponibili in termini reali. Il divario territoriale resta la frattura più profonda del sistema: mentre la Liguria investe il massimo con 157 euro pro capite, Calabria e Campania si fermano a soli 91 euro. Nel Mezzogiorno si osserva spesso un paradosso: a costi gestionali talvolta elevati corrisponde un’offerta ridotta, segno di inefficienze strutturali che penalizzano le aree più fragili.

I beneficiari: minori, anziani e nuovi bisogni

L’analisi mostra come la domanda sociale sia frammentata tra diverse categorie di fragilità:
Famiglie e minori: rappresentano la quota maggiore con 17,7 utenti ogni mille abitanti. L’Emilia-Romagna è la regione con la più alta incidenza in questo settore.
Anziani: con 12,8 utenti ogni mille abitanti, vedono nel Veneto il modello di vertice per l’assistenza, mentre il Sud arranca.
Povertà e disagio: circa 12,7 persone su mille richiedono supporto per marginalità estrema.
Immigrati e nomadi sono coloro i quali registrano l’incremento più significativo, con un +18% rispetto all’anno precedente, trovando maggiore copertura in Emilia-Romagna e Toscana. Al contrario, calano i beneficiari di contributi economici diretti (20 ogni mille abitanti), segno di uno spostamento verso l’erogazione di servizi in natura.

Il “Progetto di vita” e il rafforzamento dei servizi professionali

Il 2024 è stato anche un anno di riforme profonde, guidate dal Pnrr e dal nuovo Assegno di inclusione (Adi). Una delle innovazioni centrali è l’introduzione del “Progetto di vita” individuale per le persone con disabilità, un modello che mira a superare l’assistenzialismo a favore di percorsi personalizzati e partecipati.

Per sostenere questa trasformazione, l’Italia sta potenziando il numero di assistenti sociali: l’obiettivo è raggiungere il Livello essenziale delle prestazioni (Lep) di un operatore ogni 5.000 abitanti. Tra il 2021 e il 2024, gli assistenti sociali assunti a tempo indeterminato sono passati da circa 8.200 a oltre 11.500.

Il paradosso dei piccoli comuni e la sfida dell’efficacia

Un dato demografico di grande rilievo riguarda l’efficacia dei servizi in relazione alla dimensione del comune. Nei centri più piccoli, il bisogno sociale tende a ridursi poiché l’indice di deprivazione socioeconomica cala con la diminuzione della popolazione. Questo permette ai piccoli comuni del Nord-Est di raggiungere livelli di efficacia superiori grazie a un tessuto sociale meno logorato. Al Sud, invece, il bisogno resta elevato indipendentemente dalla dimensione del centro abitato, e i comuni di medie dimensioni spesso ottengono risultati inferiori a parità di spesa con il Nord, a causa di inefficienze e di un carico di povertà più massiccio.

Per valutare la reale qualità dei servizi, il Cnel utilizza l’indice di “Distanza dal bisogno”, che misura lo scarto tra i servizi erogati e il livello di deprivazione del territorio. Nel Mezzogiorno, l’alto indice di deprivazione agisce come una zavorra: anche dove la spesa è simile al resto d’Italia, l’efficacia finale percepita dai cittadini resta bassa perché la domanda di aiuto è sproporzionata rispetto alle risorse.

Welfare

content.lab@adnkronos.com (Redazione)

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