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Austria, ok al divieto di velo per le under 14 a scuola: è polemica

L’Austria ha introdotto il divieto di indossare il velo nelle scuole per le ragazze sotto i 14 anni. I legislatori austriaci hanno votato a larga maggioranza la legge promossa dalla coalizione di governo a guida conservatrice, composta dal Partito Popolare (Övp), dal Partito socialdemocratico austriaco (Spö) e dal partito liberale Neos. La norma, che si applica sia agli istituti pubblici che a quelli privati, mira specificamente a vietare i copricapi considerati “tradizionali musulmani”, come l’hijab o il burka.

Si stima che il divieto riguarderà circa 12.000 bambine e ragazze.

Le motivazioni del governo e le sanzioni

Il governo, subentrato a marzo, sostiene che la legge rappresenti un “chiaro impegno per l’uguaglianza di genere”. I sostenitori affermano che l’obiettivo è proteggere le giovani studentesse “dall’oppressione” e tutelare la loro libertà. Yannick Shetty, leader parlamentare del Neos, ha difeso la misura affermando alla Camera bassa (il parlamento austriaco) che il velo non è solo un indumento, ma serve a “schermare le ragazze dallo sguardo maschile” e le “sessualizza”.

Il provvedimento è destinato ad entrare in vigore all’inizio del nuovo anno scolastico, a settembre. Per chi viola la legge, sono previste sanzioni e multe: l’alunna e i tutori legali dovranno avere una serie di colloqui con le autorità scolastiche, e in caso di ripetute infrazioni, dovrà essere avvertita l’Agenzia per il benessere dei minori. Come extrema ratio, è prevista una multa per le famiglie o i tutori legali fino a 800 euro.

Polemiche: “stigmatizzazione e marginalizzazione”

Nonostante il sostegno del governo, la nuova norma ha generato un ampio dibattito nell’opinione pubblica del Paese. Molte organizzazioni e partiti di opposizione ne mettono in dubbio la validità costituzionale e l’impatto sociale. L’opposizione dei Verdi (il Green party), per voce di Sigrid Maurer, ha definito la nuova legge “chiaramente incostituzionale”. Anche l’ufficiale Comunità islamica in Austria (Iggö) ha espresso forti critiche, denunciando che il divieto viola i diritti fondamentali delle giovani musulmane e rischia di dividere la società. L’Iggö ha dichiarato che il provvedimento, anziché rafforzare le bambine, le renderà “stigmatizzate e marginalizzate“. La Comunità islamica del Paese ha già annunciato che esaminerà la “costituzionalità della legge e intraprenderà tutti i passi necessari”.

Il precedente legale

La preoccupazione per la costituzionalità della norma è forte, data la storia recente del Paese. Nel 2020, un analogo divieto di velo, che si applicava alle bambine sotto i 10 anni, fu annullato dalla Corte costituzionale. La Corte aveva giudicato la norma discriminatoria in quanto prendeva di mira specificamente la minoranza musulmana.

Il governo ha cercato di eludere il rischio di un nuovo annullamento, ma il leader del Neos, Yannick Shetty, ha ammesso in conferenza stampa: “Passerà l’esame della Corte costituzionale? Non lo so. Abbiamo fatto del nostro meglio”. Il divieto ha anche ricevuto l’appoggio del Partito della libertà austriaco (Fpö), di estrema destra, che tuttavia lo ha descritto come “un primo passo” e ha chiesto che venga esteso a tutti gli alunni e al personale scolastico, sostenendo che “l’Islam politico non ha posto qui”.

“Reagire a una potenziale coercizione con coercizione e proibizione ha poco senso”, ha affermato al Magazine for Human Rights, Angelika Atzinger, direttrice generale dell’associazione Amazone e membra del consiglio direttivo della rete di centri di consulenza austriaci per donne e ragazze. Il divieto del velo, secondo la direttrice di Amazone, invia alle ragazze il segnale che vengono prese decisioni sul loro corpo: “Il velo è proibito, ma altri simboli religiosi sono consentiti. Per coloro che subiscono effettivamente la coercizione, questo non risolverà alcun problema”.

Esperti legali, come Farid Hafez, ricercatore senior presso la Georgetown University di Washington, negli Stati Uniti, hanno suggerito che, anche se la legge venisse respinta, il danno sarebbe già stato fatto, inviando un messaggio ai giovani musulmani che la loro fede e identità non sono ben accette nella società austriaca. Le nuove regole saranno spiegate a educatori, genitori e bambini a partire da febbraio, in una fase definita di “lancio soft”.

Musulmani in Austria

Il rapporto tra la popolazione austriaca e la sua minoranza musulmana è peggiorato nel corso degli anni. Dopo l’attacco terroristico di Vienna del 2 novembre 2020, in cui un simpatizzante dell’Isis uccise quattro persone e ne ferì oltre venti, il clima sociale in Austria è cambiato profondamente. La paura e il sospetto verso la comunità musulmana sono aumentati, alimentati da un forte dibattito politico e mediatico. Il governo aveva reagito con misure drastiche, come la chiusura di alcune moschee e un rafforzamento della sorveglianza sulle associazioni islamiche. Molti musulmani dichiaravano di sentirsi stigmatizzati e di avere timore di aggressioni o discriminazioni quotidiane. La narrazione di alcuni partiti populisti ha contribuito a diffondere l’idea che l’Islam sia incompatibile con l’identità nazionale.

Uno dei primi segnali è arrivato nel 2021: è il caso della “Mappa dell’Islam”, una mappatura realizzata dal governo austriaco del cancelliere Sebastian Kurz e che aveva l’intento di monitorare la presenza musulmana sul territorio austriaco. La mappa attirò non poche polemiche dalle associazioni musulmane perché indicata come strumento di controllo sulla minoranza religiosa presente nel Paese.

Si stima che la popolazione musulmana in Austria si attesti intorno all’8% del totale della popolazione. Secondo i dati dell’Agenzia dell’Unione europea per i diritti fondamentali (Fra) pubblicati nel 2024, quasi un musulmano su due (il 47%) subisce discriminazione razziale, un dato in aumento rispetto al 39% del 2016. I tassi più elevati nei 13 paesi oggetto dell’indagine si riscontrano proprio in Austria (71%), seguita da Germania (68%) e Finlandia (63%).

Giovani

content.lab@adnkronos.com (Redazione)

© Riproduzione riservata

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