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“A qualcuno la moglie piace cotta”: il commento choc dell’ex senatore D’Anna su Valentina Pitzalis

“Perché c’è a chi piace cruda ed a chi cotta la moglie”: è questo il commento choc scritto dall’ex senatore Vincenzo D’Anna sotto il post pubblicato dal Corriere su Instagram relativo alla testimonianza di Valentina Pitzalis.

Venerdì scorso la donna, che quattordici anni fa ha rischiato la vita per mano del marito, è intervenuta presso il Teatro Arcimboldi di Milano davanti a 2.300 studenti delle scuole medie e superiori per sensibilizzare sul tema della violenza di genere.

L’intervento è stato approfondito dal quotidiano con un articolo, a sua volta ripreso nel post commentato da Vincenzo D’Anna, casertano, 74 anni, politico e biologo, ex senatore (Democrazia Cristiana, poi Popolo delle Libertà e Forza Italia), e attuale presidente della Federazione degli Ordini regionali dei biologi (Fnob).

Valentina Pitzalis ha rischiato di morire avvolta dalle fiamme rimanendo invalida e sfigurata. Da qui nasce il commento di D’Anna, screenshottato e condiviso nelle storie dalla giornalista Selvaggia Lucarelli, da anni al fianco di Valentina Pitzalis.

Vincenzo D'Anna commento choc Valentina Pitzalis
La storia Instagram di Selvaggia Lucarelli che riprende il commento choc di D’Anna

Chi è Valentina Pitzalis

È la stessa Valentina, oggi 42enne, a ripercorrere quei tragici attimi durante l’incontro promosso dall’associazione OTB Foundation e Fare X Bene.

La notte del 17 aprile 2011 Manuel Piredda chiama ripetutamente Valentina chiedendole di portargli un documento che gli sarebbe servito per il giorno dopo, spingendola a raggiungerlo nel suo appartamento a Bacu Abis, nel Sud della Sardegna.

La donna lo accontenta, ma, dopo aver ricevuto il documento, l’uomo impedisce alla moglie di andarsene: “Faccio per aprire la porta e lui mi chiede di restare ancora cinque minuti. Mi giro per dirgli di no e lo vedo nel corridoio, con in mano un innaffiatoio – ricorda Pitzais ripresa dal Corriere – Mi butta del liquido addosso, una quantità esigua. Sento l’odore e mi spavento, penso che sia benzina e invece era del cherosene che, mi spiegheranno, a differenza della benzina, continua a bruciare… Non dimenticherò più i suoi occhi, il suo sguardo era cambiato, sembrava un demonio. Gli dico: ‘Cosa stai facendo, sei matto?’. E lui: ‘Ora lo vedi. E mi dà fuoco’.

Valentina riuscì miracolosamente a salvarsi, mentre Piredda morì incidentalmente tra le sue stesse fiamme. La donna riportò gravissime ustioni su tutto il corpo, restando sfigurata e privata della sua mano sinistra, amputata dopo il tentato femminicidio.

Ora dedica la sua vita alla prevenzione della violenza di genere: “Io non sono un esempio, ma un monito. Ho fatto tanti errori: ho ignorato tutti i campanelli d’allarme che oggi a scuola vi spiegano, quelli della violenza psicologica”, dice agli studenti riuniti all’Arcimboldi.

Gli attacchi sui social

A distanza di anni dal rogo, su impulso dei familiari di Piredda, la procura riapre il caso e iscrive Valentina nel registro degli indagati per omicidio volontario e incendio doloso, contestando la dinamica originaria della morte dell’uomo. Alcune perizie stabiliscono che Manuel sarebbe morto per asfissia prima che il suo corpo fosse raggiunto dalle fiamme, elemento usato dalla famiglia per sostenere un possibile coinvolgimento attivo di Valentina, mentre altre analisi ribadiscono che la morte dell’uomo è conseguenza del suo stesso gesto e dell’incendio.

Nel 2020 il pubblico ministero di Cagliari chiede e ottiene l’archiviazione definitiva dell’indagine sulla morte di Manuel, escludendo ipotesi di omicidio a carico di Valentina Pitzalis e consolidando il quadro di tentato femminicidio ai suoi danni.

In tutti questi anni, Valentina Pitzalis è stata vittima di una diffamatoria gogna mediatica, esplosa sui social media, in cui i genitori di Piredda accusavano la donna di aver ucciso il marito. Dopo l’archiviazione e la definizione dei fatti, la gogna mediatica sembrava finita, ma il commento di Vincenzo D’Anna ha riacceso i riflettori sui preoccupanti livelli di misoginia della società attuale.

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content.lab@adnkronos.com (Redazione)

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